Comportamento da branco
Alessandra Monti e Lisa Fiore

La forza del branco è nel lupo, e la forza del lupo è nel branco.
Rudyard Kipling

I termini “branco” e “gregge” sono spesso usati con riferimento a gruppi umani in cui gli individui perdono la propria autonomia a favore del conformismo nei confronti del gruppo.
In genere “gregge” viene riferito a comportamenti conformisti passivi, mentre “branco” implica l’idea di un gruppo aggressivo. (Wikipedia)

Secondo l’etologo David Mech far parte di un branco non è altro che appartenere alla stessa “famiglia” con tutti i vantaggi e i limiti che questo comporta. Branco significa quindi gruppo in cui si uniformano i comportamenti, si segue la maggioranza per l’educazione ricevuta, per conformismo e spesso per la paura di affrontare “da soli” il mondo. E così come l’uomo, anche il cane ha la capacità di creare e di adattarsi a questo concetto di “famiglia” i cui componenti fanno parte della stessa specie. Creare un “branco” tra specie diverse in generale non fa parte della natura degli esseri viventi, nessuno escluso

Questo comportamento lo si può sintetizzare con la frase “uno tira gli altri” ed è comune nell’essere umano, a tutte le età e in tutti i continenti, nei lupi, nei cani e in molti altri mammiferi.
Quando parliamo di cani parliamo di tutte le razze riconosciute e non, perché questo comportamento è, in modo più marcato o meno, comune a tutte.

Chi lavora con i cani sa che spesso questo istinto porta ad incidenti verso altri cani o persone.
Uno stimolo/evento “x” scatena una reazione emotiva in un cane, tale emozione trova sfogo attraverso un’azione ti tipo aggressivo che coinvolge immediatamente gli altri cani che appartengono allo stesso gruppo. Magari alcuni cani del gruppo possono restare passivi, ma tendenzialmente tutti, con maggior o minor intensità, “risuonano alla stessa vibrazione”.

Entra in gioco “l’istinto” ovvero quella serie di reazioni immediate, a volte solo apparentemente immotivate, comuni a tutta la specie. Sono comportamenti “ereditari” e innati che hanno una specifica sequenza, che vengono scatenati da stimoli sia esterni che interni e che hanno lo scopo di rimuovere la paura, allentare la tensione in una parola rientrano nella autodifesa. L’uomo in questo non fa eccezione.

Questo istinto è normale che esista, ma mentre nell’essere umano andrebbe educato, nel caso dei gruppi di cani conviventi andrebbe gestito in modo corretto, anche avvalendosi di box ed uscite alternate dei cani.

Ovviamente gli incidenti di cui si sente parlare riguardano spesso cani randagi che vivono in branco o piccoli gruppi di cani di privati che vivono insieme.
Difficilmente sono carlini, cavalier king o labrador, più facile che si tratti di dogo argentino, pastore tedesco, rottweiler, malin,.. perché è sicuramente più probabile che il problema si manifesti quando i cani sono di taglia grande, molto reattivi agli stimoli e con una sequenza predatoria completa.
Ma chissà come mai quando si tratta di clc la stampa ci trova più gusto… d’altra parte se si fa una serata sulla lontra non ci va nessuno ma se si fa sul lupo si riempie la sala!
Diciamo che sono i lati positivi e negativi di quando uno ha fascino.