Riabilitazione comportamentale
Alessandra Monti

Molti Direhorse vengono addomesticati per aiutare i cavalieri durante la caccia o la battaglia. Per cavalcare un Direhorse è necessario un legame di connessione neurale mediante le antenne dell’animale e la coda del Na’vi: le terminazioni nervose si intrecciano automaticamente, quasi come se in possesso di libero arbitrio. Una volta intrecciati, il Na’vi è in grado di comunicare istantaneamente tramite interfaccia neurale con il Direhorse. Avatar

Le problematiche comportamentali si presentano in diverse forme.
 Principalmente sono caratterizzate da difficoltà di controllo e gestione delle emozioni e da una resistenza a conformare il proprio comportamento alle richieste dell’ambiente.

Non si può dire che i cani abbiano comportamenti sbagliati, ma piuttosto comportamenti che sono espressione di malessere o incomprensione.

Il cane è entrato nella nostra vita in modo profondo ed empatico e la relazione è diventata più interessante e complessa ma non sempre è facile riconoscere come questo legame di connessione conduca il cane a riflettere le nostre mancanze e come, in modo anche fastidioso, il cane ci inviti ad affrontarle.

Il cane è un essere senziente con una personalità che si esprime attraverso intenti (corpo mentale), emozioni (corpo emozionale) e azioni (corpo fisico); ma è attraverso le emozioni che i cani entrano principalmente in risonanza con noi.
Per questo motivo valutare i disturbi del comportamento che manifesta il cane, considerando solamente il cane significa farsi un quadro decisamente incompleto.

Relazionarsi con un cane è un continuo palleggiare fra l’osservazione di se stessi e l’ascolto dell’altro cercando di allineare in modo coerente intenti, emozioni e azioni.
Esempio “ansia”: se desidero che il mio cane si calmi in una determita situazione (intento) dovrò provare la sensazione di calma profonda (emozione) e muovermi in modo calmo (azione). Pretendere che il cane si calmi strattonando e urlando “calmati cazzo!” non allinea in modo coerente i nostri intenti con le nostre emozioni e le nostre azioni.

La classificazione della gravità di un problema comportamentale viene spesso superficialmente soppesata in base alla percezione del disagio pratico, la difficoltà di gestione, che il cane porta al suo “compagno umano”. Mi spiego, un barboncino che morde per paura viene sottovalutato rispetto a un maremmano che ha lo stesso comportamento, un clc territoriale tenuto in un bilocale viene percepito più pericoloso di uno che vive in giardino e ha un box.

Inolte, altre volte, vengono confusi i problemi comportamentali con i comportamenti tipici di specie o razza:
“Il mio cane lupo è diffidente”
“Il mio border vuole sempre fare qualcosa”
“Il mio caucaso è territoriale”
I comportamenti specifici di razza vanno semplicemente compresi, accettati e gestiti. Non siamo tutti uguali, grazie al cielo.

Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante. Il microbiota intestinale condiziona il normale sviluppo neurale, la biochimica del cervello e il comportamento.

Alla fine ci sono i problemi comportamentali dovuti a patologie o a questioni genetiche.

Spesso i proprietari dei cani si presentano all’incontro con l’aspettativa di risolvere un problema comportamentale nello stesso modo con cui sono soliti affrontare una malattia: “Prendo una pastiglia e il sintomo mi passa. Fine del cinema.”
Invece non funziona così. Il problema comportamentale è l’opportunità di fare un percorso di guarigione insieme al cane. E i processi possono essere veloci ma difficilmente immediati.
Inoltre l’andamento del percorso non è detto che sia una linea retta in crescita, come un decollo, ma abbia piuttosto un andamento apparentemente altalenante. Più precisamente segue la legge della spirale, dove se voglio andare dal punto A al punto B sono costretta a fare il giro, devo accettare di abbassarmi per poi elevarmi di nuovo per ritrovarmi ad un livello più alto, e così via.

Il percorso di riabilitazione viene condiviso sin dall’inizio con il “compagno umano” del cane.
Gli incontri sono tendenzialmente individuali, ma in alcuni casi viene coinvolto anche il resto della famiglia.

A supporto del percorso di riabilitazione possono essere affiancate lezioni di “ricerca olfattiva”, uscite di “dog trekking naturalistico”, possono essere organizzate “classi di comunicazione” e incontri di “comunicazione ancestrale”.

Il percorso di riabilitazione si avvale, all’occorrenza, dell’attività di un team di “Canelupoitalia” composto da:
• Psicologa
• Avvocato. Esperta in diritto degli animali domestici. Responsabilità civile e penale del proprietario e del detentore.
• Veterinario. Esperto in agopuntura e dietoterapia.
• Veterinario comportamentalista
(farmacologia, neurologia e psichiatria)
• Maestro di meditazione