Comunicazione Ancestrale
Maria Elena Ornaghi

La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell’universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell’anima.
C. G. Jung

Per riuscire a com-prendere a fondo, che è molto diverso dal semplice conoscere, dal semplice s-piegare il comportamento del nostro animale (riflesso anche, come lo sono tutti i comportamenti, dell’ambiente che lo circonda) una strada utile potrebbe essere cercare di entrare in comunicazione con lui. Mettersi di fronte a lui, uscire dalla nostra prospettiva antropocentrica di superiorità che tutto scandaglia, interpreta e sa ci consente di provare ad ascoltare, privandoci di tutto il sapere scritto e detto e recuperando un sapere più antico, esperienziale e profondo (sapere in fondo ha una etimologia fortemente legata all’esperienza, al “sapore”, al sentire…), che mette le radici nella nostra parte intuitiva, bistrattata e negata dai più dopo la rivoluzione scientifica e l’imposizione della ragione come unico mezzo di conoscenza.
Comunicare è “mettere in comune”, uscire ognuno dal proprio confine per incontrare l’altro, che sia uomo, animale, pianta o pietra poca differenza fa. Comunicare, che nel nostro immaginario è direttamente correlato all’uso della parola, è in realtà un’azione complessa fatta di gesti, di prossemica, di intonazioni, di silenzi e in merito a questo i nostri compagni animali sicuramente ci hanno insegnato molto o, meglio, ci hanno ri-cordato (e anche qui ritorniamo sulla dimensione del sentire) molto. Esiste infatti una dimensione della comunicazione ancora più profonda, dimenticata che ci riporta ai primordi, a tempi tanto lontani quanto indefiniti, alla dimensione ancestrale, appunto. Riconsiderare questa dimensione significa recuperare una capacità sopita, s-cordata (e quanto è vera l’analogia col suono, fatto di frequenze) solo perché mai utilizzata e negata dalle sovrastrutture culturali che ci hanno plasmato eppure ancora chiaramente presente nel nostro inconscio collettivo. Riprendere tra le mani l’anello di re Salomone e ripristinare il ponte da sempre presente tra l’uomo e l’anima-le richiede fiducia, attenzione ed esercizio del cuore per risintonizzarsi su frequenze ormai inusuali a noi creature distratte, rapite da un mondo tecnologico che ci ha scardinato dal naturale rapporto simbiotico con l’Uni-verso, rompendo un equilibrio per portarci poi alla deriva.
Comunicare intuitivamente con gli animali è cosa semplice: significa allinearsi, mettersi in reale ascolto, fare vuoto spogliandosi di tutte le impalcature della ragione e restare in attesa (attendere in latino significa non a caso “rivolgere l’animo a”). Sono poi gli animali stessi ad avvicinarsi a noi e lo fanno attraverso immagini, sensazioni, emozioni, colori, a volte anche parole. La comunicazione, da lì in poi, diventa incontro: noi, a seconda della nostra sensibilità, della nostra personalità, del nostro vissuto, riceviamo informazioni dagli animali che si approcciano secondo la loro individualità, la loro emotività e il loro, di vissuto. Questa dinamica è fortemente evidente nella nostra esperienza che ci ha visto nascere come piccolo ma solido cerchio di donne. L’animale ci comunica spesso informazioni molto simili, a volte perfettamente coincidenti e la sua postura è quasi sempre la medesima per ognuna di noi: alcuni hanno un atteggiamento introverso, alcuni si mostrano interessati e collaborativi, altri faticano ad aprirsi, altri ancora a esprimersi chiaramente. Le informazioni sono sovrapponibili, a volte arrivano anche le stesse immagini ma più spesso la comunicazione rispecchia la persona che riceve: a chi è molto emotivo arrivano emozioni, a chi è molto creativo immagini, a chi cerebrale intere frasi. La nostra esperienza di comunicazione animale è stata volutamente costruita come esperienza di gruppo e anche questo è un connotato della sua ancestralità. Allinearsi, sintonizzarsi sulla frequenza dell’animale attraverso una meditazione di gruppo permette di sondare terreni distanti dalla razionalità, di amplificare l’energia positiva che ci avvicina per sostenere la preparazione alla comunicazione; portare poi nel cerchio la propria esperienza e confrontarla permette ogni volta di trovare riscontri tangibili che confermano la corrispondenza delle informazioni ricevute.
Per l’umano di riferimento la comunicazione è spesso una conferma di intuizioni, a volte fa affiorare verità che si cercano di negare, altre porta alla luce dinamiche che rendono palese il lavoro assiduo, oneroso e sorprendente che i nostri compagni animali svolgono per aiutarci nel nostro percorso evolutivo o di guarigione che dir si voglia. Praticare la comunicazione con gli animali è un’esperienza profonda, rivelatrice e preziosa che non solo aiuta il binomio interessato nel proprio percorso ma anche le persone che si prestano come canale di comunicazione proprio perché tutto è in risonanza e risvegliando emozioni, pensieri, sensazioni che ci riguardano porta a galla consapevolezza. E la consapevolezza è sempre occasione di crescita.