Aggressività e rabbia
Alessandra Monti

Aggressività

La credenza popolare descrive il cane aggressivo come un cane cattivo, dominante e responsabile di azioni intenzionalmente malvagie. Ma il cane aggressivo è tutt’altro.
Può essere difensivo o offensivo, controllato o meno, prevedibile o imprevedibile… può pinzare o mordere forte… può anche essere seducente e affettuoso, può prendere iniziative e aiutare le persone in caso di bisogno. Un cane aggressivo ha molte sfaccettature. Joel Dehasse

Quando un predatore ha catturato una preda, questa, per salvarsi, ha a disposizione due possibili strategie.
Può diventare completamente immobile in modo che il predatore credendola morta non la uccida o una seconda strategia consiste nella messa in atto una risposta aggressiva, con comportamenti che tendono a dissuadere il predatore dalla prosecuzione dell’attacco e permette alla preda di fuggire.

 

• L’aggressività è un istinto primario, trasmesso ereditariamente per favorire l’adattamento della specie, anche umana.
• L’aggressività è un’espressione dell’etogramma canino.
Il problema non è l’aggressività, bensì l’espressione della sequenza comportamentale di aggressione in contesti e intensità ritenute inappropriate.
• Il cane è un predatore, il cane morde ma non a casaccio, non morde in qualunque momento e chiunque.
Il rischio di pericolosità del cane aggressivo è sempre relativo a una particolare persona e a circostanze specifiche: non ha valore assoluto.
• La pericolosità è proporzionale:
– al rapporto tra la massa del cane (moltiplicata per quattro) e quella della persona a rischio
– all’aspetto offensivo dell’aggressione
– all’imprevedibilità dell’aggressione
– alla mancanza di controllo e all’intensità del morso
– alla ripetizione e alla tenuta dei morsi
 (Tratto da  Le chien aggressive – Joel Dehasse – 2002)
• La maggior parte dei comportamenti aggressivi del cane verso il proprietario sono correlati alla paura e all’ansia.
• Non è necessario ed è controproducente utilizzare metodi coercitivi per riabilitare il cane aggressivo.
La coercizione non risolve le cause del comportamento aggressivo, nel migliore dei casi ne inibisce l’espressione ma, cambiate le condizioni e le persone, il cane ripresenta i comportamenti, solitamente aggravati.
Ogni tanto si possono notare forme di attaccamento del cane verso chi ha usato coercizione su di lui ma sono solo comportamenti causati da uno stato di ansia e di paura e dal tentativo del cane di evitare il trauma fisico, emotivo e sociale associato alla coercizione esercitata.
• Il comportamento aggressivo verso altri cani va lavorato in direzione della tolleranza. Non va inibita, repressa l’espressione del comportamento.
• Un eccesso di autocontrollo non è autocontrollo.
• Non è quasi mai necessario l’utilizzo di psicofarmaci per trattare il cane aggressivo.
• Istruttori in riabilitazione comportamentale e veterinari comportamentalisti, non sono figure in antitesi ma all’occorrenza complementari. Nessuna delle due figure ha più valore dell’altra.

 

Rabbia

Secondo Jaak Panksepp, la rabbia si è evoluta, nei mammiferi, partendo questa seconda strategia, come un riflesso adattivo che si è sviluppato in situazioni critiche per la sopravvivenza.
La rabbia e l’aggressività sono state spesso messe in relazione. Tuttavia sono stati descritti comportamenti aggressivi in assenza di rabbia.
Vengono distinte due forme di aggressività: l’aggressività predatoria (senza rabbia) e l’aggressività affettiva. Questa ultima può corrispondere alla rabbia. Le differenze comportamentali fra l’aggressività predatoria e quella affettiva sono facilmente evidenziate nei gatti. Durante la caccia ai topi (aggressività predatoria) i gatti mantengono un comportamento silenzioso, attento e determinato; mentre di fronte a un cane (aggressività affettiva) rizzano il pelo, inarcano la schiena, piegano le orecchie all’indietro, soffiano e brontolano minacciosamente. Franco Fabbro

È stato ipotizzato che anche nei cani i comportamenti di rabbia possono essere prodotti in seguito a una frustrazione.

Durante il comportamento rabbioso la muscolatura si invigorisce e l’afflusso sanguigno ai muscoli, il ritmo cardiaco e la pressione arteriosa aumentano. A livello emotivo il soggetto avverte una forte spinta a lottare e combattere, mentre le capacità razionali sono notevolmente attenuate.
L’aggressività affettiva è accentuata dagli ormoni sessuali maschili (testosterone) e dalla vasopressina (AVP), mentre viene inibita dagli ormoni sessuali femminili.
Si è riscontrato che la vittoria, successiva a un combattimento, eleva il livello del testosterone anche negli esseri umani.
Durante l’aggressività predatoria non è presente il fenomeno della rabbia. Il circuito nervoso attivato ha molti punti in comune con i circuiti dell’entusiasmo. La caccia, infatti, è un’attività che viene spesso considerata euforizzante. Franco Fabbro

 

Il mio cane è uno specchio di quello che è presente nel mio mondo interiore, sia che io ne sia consapevole sia che io non lo sia. Stefano Cattinelli