Condizionamento operante
Alessandra Monti

Quello di condizionamento operante è uno dei concetti fondamentali del comportamentismo.
Il condizionamento operante è una procedura generale di modifica del comportamento di un organismo, ossia è una modalità attraverso la quale l’organismo “apprende”.

Possiamo dire che il condizionamento operante si basa sul principio per cui un comportamento, se “rinforzato”, verrà riproposto con una maggiore frequenza e se “punito” tenderà a diminuire o a estinguersi.
Quindi, ciò che vado a rinforzare o punire è il comportamento.

Abbiamo 2 tipi di rinforzo e 2 tipi di punizione:

RINFORZO POSITIVO
RINFORZO NEGATIVO
PUNIZIONE POSITIVA
PUNIZIONE NEGATIVA
Con il termine “positivo” dobbiamo intendere “aggiungo” e con “negativo” intendere “sottraggo”.

RINFORZO POSITIVO
L’elemento rinforzante è un elemento desiderato che viene “aggiunto” e associato ad un determinato comportamento che, a questo punto, verrà riproposto con maggiore frequenza.
Ad esempio, il cane si siede ed io gli dico bravo (rinforzo sociale) e gli do un boccone (rinforzo primario).
Il rinforzo deve avvenire durante o immediatamente dopo il comportamento che desidero rinforzare.

RINFORZO NEGATIVO
In questo caso, l’elemento rinforzante è un elemento non desiderato che viene sottratto. (L’equitazione si basa in gran parte su questo principio).
 Ad esempio, avvicino le gambe al torace del cavallo e inizio una pressione sempre maggiore finché il cavallo non avanza, appena avanza interrompo l’azione delle gambe.

PUNIZIONE POSITIVA
L’elemento punitivo è un elemento sgradito che viene “aggiunto” in conseguenza ad un determinato comportamento. Banalmente per “punizione positiva” nella maggior parte dei casi si intende “punizione fisica”.
 Ad esempio, il cane mi salta addosso e nel mentre si scontra con il mio ginocchio alzato.
La punizione deve avvenire durante la manifestazione del comportamento che desidero punire.

PUNIZIONE NEGATIVA
In questo caso, l’elemento punitivo è un elemento desiderato che viene sottratto.
Ad esempio, il cane salta per prendere la ciotola che ho in mano ed io la allontano.

LIMITI DELLA PUNIZIONE POSITIVA:

“..l’infliggere  una punizione fisica corrisponde piuttosto ad una necessità di nemesi (remunerativa) del padrone del cane che non ad un valido sistema di insegnamento”.
William E. Campbell (Psicologia canina. Come interpretare e correggere i problemi di comportamento – 1981)

• Una punizione è spesso rinforzante per chi la impartisce
• La punizione ha spesso un effetto inibitorio generalizzato sull’individuo punito
• L’individuo oggetto della punizione impara spesso ad evitare e temere il punitore
• La punizione non insegna un comportamento più appropriato; semplicemente blocca l’occorrenza di un comportamento
• La punizione può causare danni emotivi all’individuo punito
• La punizione inibisce un certo comportamento spesso solo in presenza del punitore

LIMITI DELLA TEORIA COMPORTAMENTISTA
L’apprendimento non avviene sempre e unicamente come conseguenza del rinforzo o della punizione.
Gli animali riescono ad apprendere anche delle mappe cognitive (es: rappresentazione mentale della mappa di un labirinto).
I cani attuano un apprendimento per intuizione (insight), nel quale l’animale modifica il suo comportamento e trova la soluzione del problema improvvisamente, quando riesce a strutturare in modo radicalmente diverso gli elementi.
Il Cognitivismo supera il  punto di vista  meccanico e ristretto del  Comportamentismo nell’interpretare  il comportamento come frutto del condizionamento realizzato dall’ambiente esterno  su  un individuo considerato  fondamentalmente come passivo e plasmabile, e concettualizza invece quest’ultimo come un agente attivo di cambiamento, guidato dalle proprie cognizioni ed emozioni.

Cognitivismo
Eva Mazzarella

Uno dei modi per comprendere la nostra relazione con esseri diversi della nostra specie è relativo al senso che diamo alla parola “intelligenza”.
Cos’è l’intelligenza? Si distribuisce per gradi? È appannaggio degli esseri umani o se ne può parlare anche per gli altri animali?
Tutta la storia del pensiero ruota attorno a queste domande poiché per capire la relazione fra soggetti è necessario il concetto di identità di tali soggetti e, per trovare una identità, sono necessari paragoni. Il concetto di intelligenza è strettamente legato al concetto di cognizione.
Attorno alla prima metà del secolo scorso la psicologia ha iniziato a sostenere con forza una concezione di mente come elaboratore di input provenienti dall’esterno. Questo processo di trasformazione di informazioni ricevute in conoscenza è il cuore del cognitivismo e si àncora fortemente al complesso di esperienza e interpretazione. Ecco quindi che tutto ciò che concerne il mondo interno di ogni essere, e la sua stretta relazione all’ambiente in cui si è formato e vive, prende il sopravvento nella ricerca di senso e nella spiegazione delle sue azioni osservabili. Motivazioni e desideri ricevono cittadinanza nel processo di indagine scientifica.Sintetizzando, il percorso di comprensione della mente indaga ora ciò che il biologo tedesco Jacob von Uexküll chiama Umwelt mettendolo in relazione al concetto di intelligenza. Ma facciamo un passo alla volta: Umwelt significa “mondo circostante” ma ha, rispetto al concetto di “ambiente” o di “nicchia ecologica” una estensione più ampia rispetto alla profondità di significato; è il modo, proprio di ogni individuo, di percepire l’ambiente in cui vive e rispondervi.
Una modalità assolutamente soggettiva di interfacciarsi con il mondo, interpretare le informazioni ricevute e ricavarne conoscenza, nutrire desideri, motivazioni e trasformarli in azioni che rispondano in modo efficace ai propri bisogni. La portata di tale orientamento del pensiero è enorme: se ogni organismo vive e si rapporta in modo assolutamente soggettivo con l’ambiente nel quale vive, il concetto stesso di intelligenza deve ampliarsi e moltiplicarsi. Non esiste più, dunque, l’intelligenza: esistono le intelligenze e sono i differenti modi di rendere flessibile la conoscenza ottenuta da input sensoriali applicandola con successo alle richieste del proprio Umwelt. Eppure, fino alla fine del secolo scorso, parlare di cognizione animale era considerato un ossimoro. E ancora oggi, quando si parla di intelligenza e di cognizione, lo si fa perlopiù in modo antropocentrico. Se però la cognizione è il processo di trasformazione degli input sensoriali in conoscenza e l’intelligenza è il modo efficace e flessibile di applicarla per rispondere ai problemi che l’ambiente pone, dobbiamo interiorizzare e fissare questa trasformazione del pensiero senza dimenticare che ogni organismo, a seconda delle richieste del proprio Umwelt, processa in maniera raffinata solo le informazioni che ritiene importanti. Domandarsi se un cane sappia memorizzare un passaggio della Divina Commedia ha lo stesso senso del domandarsi se un uomo sappia memorizzare centinaia di nascondigli in uno spazio di molti chilometri quadrati. Quando una tale attività non ha nessuna valenza nella vita di un individuo, chiaramente il senso di tali domande cade. Ogni organismo sviluppa soluzioni ai problemi che rivestono importanza nella sua vita. Questo vale per noi e per ogni organismo vivente. Possiamo forse dire che gli esseri umani non siano intelligenti perché non sanno individuare ostacoli attraverso l’ecolocazione? O che la loro mente non possa memorizzare poiché non possono competere con uno scoiattolo nel ritrovare noci nascoste nel bosco prima dell’inverno? Allo stesso modo non ha nessun senso comparare le capacità degli altri animali a quelle degli uomini in relazione a soluzioni trovate dall’uomo a problemi umani.Cosa significa tutto questo in ultima analisi? Significa che, nel momento in cui riusciremo ad integrare le informazioni messe in luce dal cognitivismo al nostro attuale complesso di conoscenza, avremo finalmente la pulizia mentale che dà l’accostarsi a mondi nuovi e riusciremo a capire che osservare e comprendere non significa semplificare l’Umwelt di un altro essere rapportandolo al nostro, ma provare con l’immaginazione ad uscire dal nostro ristretto Umwelt per accostarci a quello di altri esseri viventi…con l’umiltà di sapere che non potremo mai davvero comprenderlo a fondo.