Dietoterapia
Dott. Giovanni Raffaele Seneca

“Che il tuo cibo sia la tua medicina, che la tua medicina sia il tuo cibo”. Ippocrate di Kios 4 sec. a.C.

La dietologia è spesso liquidata in modo molto semplicistico. L’alimentazione animale, nel nostro caso del cane-lupo, segue lo stesso ragionamento: crocchette/scatolette, comodo per il proprietario, meno per chi le deve consumare. Partiamo dalla considerazione che trasformiamo ciò di cui ci alimentiamo, lo trasformiamo in struttura corporea, in pensiero, emozioni, automatismi della vita e più immediatamente in energia che permette l’esistenza. E’ chiaro che la qualità dell’alimento diventa molto importante. I prodotti industriali, anche i più validi, rimangono tali e non rispondono appieno alle necessità di vitalità nutritive richieste ad un alimento.
Da tempo consiglio un’alimentazione personalizzata, commisurata alle condizioni di vita, eta’, necessita’ metaboliche, una dieta “ad lupum” o forse meglio “ad canem lupum”. Assumendo un alimento ci si nutre della chimica e della fisica, si parla di messaggio dell’alimento. Si può quindi affermare che un cibo fresco preparato con le dovute attenzioni è senz’altro più nutriente di un prodotto preparato in altro modo. La prima cosa da rispettare è l’etogramma dell’animale, la caratteristica metabolica, insita nella specie. Il cane-lupo, più o meno vicino al modello selvatico originario, è un canide e come tale carnivoro. E’ vero però che lo stesso Lupo non si alimenta esclusivamente di carne, a seconda dei periodi dell’anno, delle zone in cui vive, del ruolo sociale, del sesso, utilizza frutti, radici, tuberi oltre che altre fonti proteiche: pesce, uova, insetti.

Nella pratica clinica una grande varietà di patologie sono dipendenti, quando non causate, primariamente dall’alimentazione. Gastriti ed enteriti sono di competenza esclusivamente alimentare, ma anche dermatiti, otiti, patologie oculo congiuntivali, patologie del sistema scheletrico, patologie del sistema nervoso, disturbi comportamentali, traggono notevole beneficio da una dieta studiata e personalizzata.

Personalmente ho trovato un ottimo modello nella dietetica cinese che ha una precisa collocazione del tipo di alimento nelle diverse età, periodi dell’anno e situazioni cliniche del paziente. Esistono categorie alimentari da somministrare come terapie accompagnate da fitoterapici o altro.

La teoria dei cinque elementi (WU XING), uno dei criteri della Medicina Cinese, associa coppie complementari di organi ad ognuno di essi: • acqua | rene/vescica • legno | fegato/cistifellea • fuoco | cuore/intestino tenue • terra | milza/pancreas/stomaco • metallo | polmone/intestino crasso

A questo sistema vengono abbinate una serie di funzioni fisiologiche: • acqua | genito urinaria • legno | immagazzinamento e distribuzione energetica • fuoco | controllo del funzionamento energetico • terra | assimilazione e diffusione dell’energia alimentare • metallo | respirazione ed eliminazione

Con un adeguata dieta in cui consideriamo gli alimenti come tonificatori di un sistema elemento-organo siamo in grado di intervenire sul mantenimento della salute e possiamo risolvere stati di alterazione dell’omeostasi (equilibrio energetico) o peggio di patologie conclamate.

Intolleranze alimentari e sintomi comportamentali
Dott.ssa Lisa Fiore

I dati di ecologia alimentare indicano che i lupi sono carnivori, possono adattarsi a momenti prolungati di carestia durante i periodi di scarsa disponibilità di prede, mentre, dopo il successo della caccia, l’assunzione di alimenti e nutrienti può risultare addirittura eccessiva rispetto al reale fabbisogno. Come risultato i lupi devono affrontare un apporto di nutrienti molto variabile e per questo mostrano un metabolismo altamente adattabile, caratteristica che è oggi ancora “geneticamente funzionale” nel cane domestico.
Analizzando il genoma sia del cane che del lupo si osservano diverse varianti genetiche posizionate prevalentemente in 36 regioni che probabilmente rappresentano gli obiettivi della selezione durante il percorso di addomesticamento. Diciannove di queste regioni contengono geni importanti nella funzione cerebrale, otto dei quali appartenenti a percorsi di sviluppo del sistema nervoso e potenzialmente alla base cambiamenti comportamentali. Dieci di questi geni, bersaglio della pressione evolutiva, svolgono un ruolo chiave nella digestione e nel metabolismo dei grassi e degli amidi. I cani ad esempio hanno più copie rispetto ai lupi, del gene AMY2B, che produce un enzima che rompe l’amido in zuccheri facilmente assimilabili.
Altre varianti genetiche sembrano contribuire ad aumentare la capacità dei cani di convertire uno zucchero chiamato maltosio in glucosio, lo zucchero che le cellule preferiscono bruciare per produrre energia. Nonostante quindi la pressione evolutiva consenta oggi al cane domestico di praticare una alimentazione teoricamente onnivora, sempre più spesso si osservano fenomeni di intolleranza alimentare che sembrano legati all’assunzione di nutrienti non ancora “geneticamente metabolizzabili”.
Le intolleranze alimentari sono reazioni che non coinvolgono direttamente il sistema immunitario e che possono essere determinate dal consumo abituale di un certo cibo e/o additivo; oltre ai sintomi classici cutanei e gastrointestinali sono descritte, in alcuni casi, alterazioni a carico del comportamento.
Un importante lavoro svolto dalla facoltà di Medicina Veterinaria dall’Università di Pisa ha valutato eventuali correlazioni significative tra intolleranze alimentari e sintomi comportamentali e organici riscontrati nei cani inclusi nella ricerca. I soggetti reclutati per lo studio sono stati diagnosticati come intolleranti tramite il test leuco-citotossico (condotto su prelievo di sangue) e dopo visita comportamentale e clinica.
Oltre alle intolleranze nei confronti di grano e latte, gli autori hanno riscontrato associazioni statisticamente significative fra sintomi dermatologici e pomodoro, sintomi gastroenterici e oliva, paura e eritrosina (colorante sintetico rosso E127 comunemente utilizzato nell’industria alimentare e che interferisce direttamente con la funzionalità di alcuni ormoni). Dai dati di questo studio emerge l’ipotesi che le intolleranze alimentari, oltre alle classiche manifestazioni gastroenteriche e dermatologiche, possano rappresentare una concausa nello sviluppo di alcuni disturbi comportamentali nel cane e che quindi possa essere utile includere la loro indagine in cani che presentano queste problematiche.
Da un’altra importante ricerca italiana, condotta per oltre 30 anni, è emerso molto chiaramente che tra le cause di intolleranza alimentare troviamo i residui di sostanze farmacologiche attive presenti nelle carni ottenute da allevamenti intensivi, utilizzate molto spesso nella produzione del cibo commerciale per animali. Dalla stessa ricerca è emerso con altrettanta chiarezza che le patologie provocate da tali residui sono molto numerose tanto da costituire una vera e propria sindrome definita dall’autore dello studio S.R.A., ovvero Sindrome da Residui negli Alimenti. (Dott. Sergio Canello)
L’esposizione prolungata e ripetuta a sostanze ipersensibilizzanti può provocare fenomeni a carico della cute, del tratto gastro-intestinale (vomito, diarrea e meteorismo), dell’apparato respiratorio (riniti, sinusiti e attacchi simil-asmatici), fenomeni oculo-congiuntivali (congiuntiviti ricorrenti e lacrimazione abbondante), con cistiti ricorrenti e fenomeni a carico sistema nervoso (sbalzi d’umore, crisi epilettiche e affaticamento precoce).
Come si deduce dagli studi presenti in letteratura le sostanze (nutrienti, additivi, coloranti, contaminanti alimentari) maggiormente responsabili dei fenomeni di intolleranza alimentare sono proprio quelle meno “geneticamente metabolizzabili” e più lontane dalla naturale alimentazione sostanzialmente carnivora.
La strategia preventiva quindi è quella di proporre una alimentazione più naturale e più varia possibile scegliendo fonti proteiche ad elevato valore biologico e ad alta biodisponibilità.
Ritornando all’aspetto evolutivo, è interessante la teoria del biologo evoluzionista Robert Wayne secondo il quale l’addomesticazione del cane ha richiesto adattamenti genetici sia comportamentali che metabolici: i lupi più tolleranti allo stress, in grado di non scappare e nascondersi di fronte alla presenza dell’uomo, avrebbero consumato i resti del cibo lasciato dall’uomo stesso. Per questo motivo sarebbero insorte tutte le variazioni genetiche metaboliche che comportavano maggiore adattamento all’ambiente e quindi maggiore probabilità di sopravvivenza.

Alimentazione e ruoli sociali
Alessandra Monti

Shaun Ellis (studioso di lupi) in base alle sue ricerche effettuate in Nord America, osserva quanto segue:
Se la preda viene uccisa in una situazione di non stress, i “decisori” (quelli che prendono le decisioni, comunemente chiamati alpha) si nutriranno del cuore, del fegato, dei reni e del cervello. Ma se la preda viene inseguita e ferita, quindi accumula stress, i “decisori” non si nutriranno degli organi sopra citati, ma punteranno ai muscoli. Pare che i lupi sappiano che non ci si nutre solo della carne delle prede ma anche delle loro emozioni. I “protettori” (coloro che proteggono, comunemente chiamati Beta), si nutrono di muscolo e mangiano molto per sostere il loro lavoro fisico. I “valutatori” (coloro che testano e valutano, comunemente chiamati rango medio-alto), si nutrono al 25% di carne non proveniente dal muscolo e al 75% di materia vegetale. I “membri”  (comunemente chiamati rango medio) si nutrono al 50% di carne non proveniente dal muscolo e al 50% di materia vegetale. Le sentinelle (coloro che avvertono, chiamati comunemente rango medio-basso) si nutrono al 25% di carne non proveniente dal muscolo e al 75% di materia vegetale.

Regime alimentare standard per canelupo adulto e in salute
Dott.ssa Lisa Fiore e Dott. Giovanni Raffaele Seneca

Premessa
Il canelupo necessita di alcune attenzioni nutrizionali in quanto la sua genetica è in parte diversa da altre razze canine nate in tempi meno recenti.

 


• PROTEINE ANIMALI 60-90%
percentuale indicativa, dipende da soggetto a soggetto.

• CARBOIDRATI COMPLESSI 0-20%
percentuale indicativa, dipende da soggetto a soggetto.
Il canelupo non dovrebbe assumere amidi che non possono digerire e che possono dare degli innalzamenti improvvisi di glicemia con attivazione dell’insulina in modo non fisiologico.
Tuberi come le patate e le patate dolci, possono essere inserite nella dieta, così come anche il grano saraceno e altri semi, tali quali o in fiocchi, sempre considerando che non possono essere somministrati in quantitativi elevati.

• CARBOIDRATI SEMPLICI 7%

le fibre, frutta e verdura

• GRASSI INSATURI
così detti “grassi buoni”

 

PROTEINE ANIMALI
Le proteine sono la “fonte di energia e plastica” più facilmente sfruttata dal metabolismo del canelupo. Da alternare per garantire la corretta assunzione di tutti gli aminoacidi essenziali e altri micronutrienti.
Tutte le fonti proteiche andrebbero somministrate crude per favorire la corretta composizione del microbioma intestinale, dopo un tempo adeguato di congelamento altrimenti appena sbollentate.
Carne di manzo, di capra, di pecora, di pollo, di tacchino, di coniglio, di maiale: alternare a rotazione.
Attenzione a non esagerare con pollo e tacchino perché sono pieni di antibiotici.
Congelamento di almeno 4 giorni per manzo, pollo, tacchino, coniglio e 14 giorni per pecora e capra.
Cavallo: da preferire nei mesi più freddi in quanto molto carica di elementi fibrosi (e quindi meno digeribile delle altre) ma è una ottima fonte di ferro e vitamine del gruppo B. Cruda dopo congelamento di almeno 21 giorni.
Frattaglie (in particolare fegato): non dovrebbero mai mancare nella dieta settimanale del cane in particolare il fegato per l’apporto di ferro e rame. Appena sbollentate.
Ossa: solo crude dopo essere state congelate. Ginocchio di bovino adulto.
 Si possono dare da rosicchiare anche corna di cervo e unghie di cavallo.
Pesce: particolarmente adatto il pesce più “grasso” come il salmone, il pesce spada o il tonno (per il loro equilibrio di Omega3 e 6) e il pesce azzurro (acciughe, sardine, merluzzo ecc…). Crudo dopo congelamento di 4 giorni.
 Attenzione a non esagerare con tonno e spada perché pieni di mercurio, alluminio,..
 OK gusci di gamberi.
Uova: ottima fonte proteica da somministrare solo il tuorlo crudo o intere ma appena sbollentate (l’albume contiene avidina, una proteina che si combina con la biotina formando un composto tossico che può provocare dermatiti e impedire il corretto assorbimento delle vitamine del gruppo B). E’ sufficiente una temperatura di 70°C per alcuni minuti per disattivare la biotina. Si possono inserire nel pasto anche i gusci delle uova frammentati (fonte di calcio e cheratina). Le uova sono sempre a completamento di un pasto.
Latticini: tendenzialmente da evitare (il cane non possiede la lattasi, enzima indispensabile per metabolizzare i latticini).

CARBOIDRATI COMPLESSI
Preferire carboidrati possibilmente senza glutine e con minor contenuto di amidi possibile (nutrienti molto difficili da metabolizzare).
Sono consigliati: farina di mais (polenta), farina di legumi (tutti, non eccedere con la soia), farina di avena, riso parboiled bollito a lungo (non più di 2 volte a settimana), patate bianche o patate dolci, bollite servite calde anche senza buccia (non tutti i giorni).

CARBOIDRATI SEMPLICI
Servire a crudo, frullate.
Verdura: ideali carote, insalata a coste, zucchine, zucca, lenticchie, piselli, carote.
No cavoli, cipolla, spinaci, pomodori, peperone, melanzane.
Sì ortiche bollite.
Frutta: ideale la mela e tutta la frutta a bacche, in particolare mirtilli ma anche more, lamponi ecc..
Può essere proposta anche altra frutta ma sempre con la buccia.
Evitare frutta molto zuccherina: uva, banana, fichi, cachi.
Frutta secca: da inserire solo se il cane non assume altre fonti di Omega3 e 6, consigliate le noci.

GRASSI
Devono avere un buon equilibrio tra Omega 3 e Omega 6.
I grassi sono fondamentali nell’alimentazione perché sono la principale fonte per la salute cellulare.
Teniamo conto che comunque già le fonti proteiche fornite contengono grassi. Per grassi quindi si intendono sia quelli di origine animale che vegetale.
Alternare olio di fegato di merluzzo, olio di mais, olio extravergine di oliva.
 Aggiungere 1 cucchiaio da gelato 2/3 volte alla settimana.

Nel canelupo adulto il pasto va somministrato 1 o 2 volte al giorno?
Non esiste una sola risposta, dipende da soggetto a soggetto, tendenzialmente si somministra comunque 1 dose giornaliera, all’alba o al tramonto. E tendenzialmente si fa 1 giorno di scarico (digiuno) ogni circa 20 giorni.

Le diete speciali per stati patologici le prepara il Dott. Giovanni Raffaele Seneca ad ogni singolo caso.

La dieta del Lupo
Alessandra Monti

Vi propongo un’articolo tratto da “L’antico cacciatore ritorna sulle Alpi: il Lupo”
A cura di Life Wolf Alps.

Il Lupo è un carnivoro predatore che si nutre prevalentemente di animali che uccide direttamente. É una specie fortemente opportunista, essendo in grado di adattare la propria dieta a seconda della disponibilità delle risorse. La dieta si compone in prevalenza di prede selvatiche di dimensioni medio grandi (capriolo, camoscio, cervo, cinghiale, muflone, stambecco), più raramente di prede piccole (marmotta, lepre, micromammiferi) ed occasionalmente di frutta. Il lupo inoltre non disdegna le carcasse di animali ritrovati già morti sul territorio. In virtù della sua grande adattabilità alimentare è molto difficile descrivere una dieta valida per tutti i lupi perché questa può variare in funzione dell’area e della stagione a cui si fa riferimento, spesso con differenze significative anche tra branchi confinanti. Il lupo preda anche ungulati domestici (ovini, caprini, bovini ed equini – questi ultimi prevalentemente giovani), che rivestono nella dieta un’importanza relativa correlata al loro grado di accessibilità più che alla disponibilità in termini quantitativi. Anche in presenza di densità abbondanti di ungulati selvatici, se nell’area sono presenti capi di bestiame domestico non protetti e vulnerabili, il lupo si rivolgerà prevalentemente su questi ultimi in quanto prede più facili, minimizzando lo sforzo di caccia e i rischi per procacciarsi cibo. Viceversa, anche in presenza di numeri importanti di bestiame domestico, se questo è protetto con efficaci sistemi di difesa (ad esempio recinzioni elettrificate, cani da guardianìa) in grado di rendere faticoso e rischioso l’attacco da parte del lupo, quest’ultimo si rivolgerà preferibilmente su prede selvatiche. In tutti i casi, perlomeno in ambito alpino, gli ungulati domestici possono assumere un ruolo nella dieta unicamente nei mesi estivi (corrispondenti alla stagione degli alpeggi), mentre nei restanti periodi prevalgono gli ungulati selvatici. Il fabbisogno nutrizionale di un lupo adulto è stimato, a livello europeo, da un minimo di 2,6 Kg (situazione verosimile per il lupo italico, più piccolo di altre popolazioni continentali) a un massimo di 5,6 Kg di carne al giorno.