La vita del lupo in natura e in cattività: uno spunto per la gestione del cane lupo.
Dott.ssa Daniela Galietta, Dott.ssa Barbara Fabbri

Il lupo in natura, in Italia, non ha mai avuto vita facile. Quarant’anni fa era ormai prossimo all’estinzione. Poi, favorito dallo spopolamento delle montagne, dal rilascio di animali a scopo venatorio e dall’entrata in vigore di una nuova legislatura di tutela, trovò le condizioni per rioccupare gli antichi territori. Il ritorno del lupo è stato dunque uno degli esiti collaterali dello sviluppo economico italiano (Ferrari, 2012). Le aree protette in Italia sono il 19% del territorio, ma delle 57.000 specie animali presenti nella penisola, la maggior parte è concentrata nelle colline e nella mezza montagna ai confini con i boschi. Lì è riunita la massima varietà di specie animali e vegetali. E lì, dove c’è esplosione di vita, il lupo è al vertice della catena alimentare (Ferrari, 2012). Per le sue abitudini alimentari esso svolge un importante ruolo ecologico, infatti, normalmente la predazione è rivolta verso gli individui più deboli (giovani e vecchi) o in precarie condizioni fisiche (ammalati, con difetti di deambulazione ecc….). Le prede dipendono dall’abbondanza, dall’accessibilità, dalle variazioni stagionali, dalla numerosità del branco (Ellis & Sloan, 2007). Studiare il lupo in natura significa capire la personalità, il temperamento, le attitudini. Capire il significato dei ringhi, dei guaiti e del più raro abbaiare. Capire i comportamenti complessi e i segnali espressivi che indicano l’ansia, l’allerta, la sicurezza, la pulsione aggressiva (Ferrari, 2012). Il lupo è un animale estremamente intelligente e socialmente molto complesso, ma è anche uno degli animali più elusivi e sfuggenti che esistano. Quando si trova in cattività deve poter trovare le condizioni per manifestare le stesse attività che svolgerebbe in natura o compensare queste con attività alternative (programmi di arricchimento). In ambiente controllato (o cattività) è infatti fondamentale, per garantire il benessere animale, riuscire a ricreare da parte dell’uomo un luogo che promuova il soddisfacimento delle esigenze fisiche e mentali nonché l’appropriato contesto sociale (Laidlaw, 2000).

Le moderne strutture zoologiche a tal proposito si adoperano nella realizzazione di reparti naturalistici (a seconda della specie ospitata) e programmi di arricchimento volti a stimolare la giusta attività degli animali.
Ma cos’è esattamente l’arricchimento ambientale?

È tutto ciò che può migliorare la qualità della vita di un animale in cattività fornendo gli stimoli necessari per la manifestazione dei comportamenti tipici della specie di appartenenza (Young, 2003). Ad esempio: giocattoli, reparti naturalistici (arredati con corde, tronchi, substrato naturale, ecc….), varietà nel cibo, stimoli legati alla caccia nel caso di predatori (carcasse, odori di altri animali), suoni, dispositivi che stimolino le capacità dell’animale a procurarsi il cibo.

È bene quindi conoscere il repertorio comportamentale dello stesso tipo di animale in natura, in modo da avere il riferimento etologico allo stato selvatico. Tra vita in natura e vita in cattività ci sono infatti grandi differenze.
Vivere in ambiente selvatico significa dover essere in grado di procurarsi il cibo, il partner sessuale, trovare un rifugio sicuro, saper affrontare i cambiamenti ambientali, le malattie, i predatori, ecc.

In cattività l’ambiente è sotto il controllo dell’uomo; questo fa sì che vengano meno i problemi legati alla sopravvivenza in natura, ma se ne possono presentare altri per i quali gli animali non sono adattati: spazi limitati, mancanza di opportunità per manifestare le abilità cognitive, per fare scelte, mancanza di stimoli sensoriali o addirittura sovra stimolazioni (rumori legati alla presenza dei visitatori, luminosità eccessiva; Leonard, 2008).

Cosa può accadere se un lupo (o qualsiasi altro animale in cattività) non è in grado di manifestare il corretto repertorio etologico e avere a disposizione il giusto contesto sociale?
La conseguenza è lo stress. Questo consiste in uno stimolo o serie di stimoli che superano la capacità dell’animale di contrastare i suoi effetti sull’equilibrio psico-fisico e riportare la stabilità. Quando questo tipo di pressione diventa cronica il soggetto può andare incontro a indebolimento fisiologico e frustrazione. Un ulteriore peggioramento di questa condizione è rappresentato dalla comparsa di comportamenti stereotipati (comportamenti ripetitivi, senza un’ovvia funzione), inattività e letargia (Laidlaw, 2000).

Le specie che occupano vasti territori, all’interno dei quali cacciano, trovano il partner sessuale, vivono, tendono a manifestare più facilmente comportamenti stereotipati in cattività poiché la naturale inclinazione a percorrere grandi distanze supera lo spazio a disposizione (Clubb & Mason, 2003). Consideriamo che un branco di lupi di solito difende un territorio che racchiude una quantità di prede sufficiente alla propria sopravvivenza. I valori in Nord America sono di 80-2500 km2 (Fuller 1989b; Ballard et al., 1987), in Italia di 120-200 km2 (Boitani 1982; Ciucci et al., 1997).

Come anticipato precedentemente, anche il contesto sociale ha il suo peso sul benessere degli animali.
Dal punto di vista delle interazioni sociali molte tensioni e situazioni conflittuali in natura verrebbero risolte con la dispersione. Il lupo non più desiderato nel branco, cioè, s’allontana in cerca di un altro branco al quale unirsi. In cattività ciò non può accadere e il lupo che si sarebbe disperso viene invece attaccato, perde identità e status e viene tenuto lontano dal cibo; per questo è pratica comune tra i parchi naturali scambiarsi animali per i quali non si ha più spazio o che sono maltrattati dal resto del gruppo, animali cioè che in libertà andrebbero in cerca di un altro branco (Ellis, 2010).

Un altro aspetto importante del lupo è che questi è animale sociale, altamente cooperativo e, forse non tutti sanno, giocherellone anche da adulto!
A volte si pensa che il gioco sociale tra adulti nel cane sia un artefatto del processo di domesticazione che ha portato alla comparsa del cane a partire dal lupo. Ma non è così! Infatti gli studi ci dicono che anche i lupi adulti giocano tra di loro (Mech, 1970). Ed è accertata l’importanza del gioco nella socializzazione in natura (Mech & Boitani, 2003).

Da cuccioli, gran parte del tempo è occupato dal gioco e dall’esplorazione. Le caratteristiche del gioco includono: azioni osservabili anche in altri contesti, segnali di metacomunicazione, movimenti ripetuti ed esagerati indicanti piacere, scambio dei ruoli e mutua partecipazione (Bekoff,

1974a, 1984). L’abilità di imparare le tecniche del contatto durante il gioco pone le basi per imparare le complesse relazioni sociali della vita adulta (Bekoff, 1984).
Da adulti, sono i ringhi e i grugniti a scoprire il gioco: è uno dei meccanismi di cui i lupi di servono per assicurare al compagno che stanno ancora giocando, dato che i comportamenti sono così simili alla lotta da poter essere facilmente fraintesi. Quando i lupi lottano sul serio, lo fanno in un silenzio totale e spaventoso (Rowlands, 2009).

I lupi adulti giocano, ma non come i cani. I cani stanno ai lupi come i cuccioli stanno ai cani adulti (Rowlands, 2009). Altre ipotesi sulla funzione del gioco nei canidi includono: esercizio fisico ed aerobico, sviluppo della routine muscolare, pratica per gli istinti utili nella caccia, inoltre, “animali che giocano assieme, tendono a restare assieme” (Bekoff, 1974a).

Se ci soffermiamo un po’ di più sull’aspetto cooperativo della socialità, un branco può essere considerato come un sistema in cui vige una ripartizione dei compiti, all’interno del quale i conspecifici devono mantenere la coesione del gruppo (Mech, 1999; Peterson et.al., 2002). Sotto questo profilo il gioco sociale può essere impiegato dai lupi come mezzo per affinare i comportamenti; ciò nonostante, il gioco coinvolge elementi di competizione e può quindi essere usato per testare la debolezza dei possibili competitori al fine di guadagnare vantaggi sociali (Pellis et al., 1993; Pellis & Iwaniuk, 2000; Palagi, 2006).

Comparando il gioco nei cuccioli di canidi asociali, semi-sociali e sociali quali volpi, coyote e lupi, rispettivamente, si è visto che i lupi sono i più giocosi ed i meno aggressivi (Fox, 1969, 1970).

Ritornando al tema degli arricchimenti ambientali, uno studio condotto su un gruppo di licaoni (Lycaon pictus) in cattività ospitati in uno zoo inglese (Price, 2010), ha evidenziato quali possono essere gli effetti di diversi tipi di arricchimento su questa specie appartenente alla stessa famiglia di cani e lupi (Canidae). Tra palline colorate, spezie ed erbe, sabbiera con pezzi di carne nascosta, pista di sangue e tutti i precedenti arricchimenti somministrati insieme è emerso che le spezie ed erbe, sabbiera e pista di sangue hanno provocato un aumento dei livelli di attività degli animali, con un incremento dello sniffing (annusare) e dello scanning (lettura dell’ambiente circostante), a testimonianza dello strepitoso olfatto che caratterizza gli appartenenti a questa famiglia (Estes & Wilson, 1991). Il fatto stesso di nascondere, inoltre, del cibo sotto la sabbia ha incoraggiato il comportamento esplorativo legato alla ricerca del cibo (Shepherdson et al., 2005). Gli autori dello studio suggeriscono anche di utilizzare training con rinforzo positivo come ulteriore strategia di arricchimento (Laule et al., 1998).