Il cane lupo…nel mio caso, cane lupo cecoslovacco. Non sapevo della sua esistenza fino a poco più di otto anni fa quando ho incontrato a casa della mia attuale compagna Krono. Una splendida anima tormentata che ha travolto e sconvolto la nostra vita e le mie convinzioni. Pensavo fosse “solo” un bellissimo cane dall’aspetto “selvaggio” ma pur sempre un cane come tutti gli altri..mi sbagliavo.
Mi ritrovai catapultata in una realtà mai concepita prima dove ogni singolo gesto si caricava di significato, ogni sguardo poteva dare il via ad uno scontro fisico.
Il recupero del nostro rapporto fu lungo, molto lungo…dovetti smontare ad una ad una le mie convinzioni, più che altro costruite su luoghi comuni, ad esempio che per educare un cane bastasse avere un premietto nelle mani o che a tutti i cani piacesse essere toccati e strapazzati o che bastasse avere un giardino per rendere appagato un cane. Inoltre credevo che l’unico essere che potesse avere richieste o necessità fossi io, ma con Krono imparai ad ascoltare ciò che lui chiedeva. Solo dopo capii che le sue richieste non erano solo una sua necessità ma anche una possibilità che veniva offerta a me per permettermi di cambiare e crescere. Era lo specchio per ciò che io, interiormente, non riuscivo o non volevo vedere. Sono convinta che se ne sia andato nel momento in cui ho accettato e accolto il cambiamento.
Adesso nella mia vita è entrata un’altra anima splendente, sempre vestita da clc, Akemi. Questa volta volevamo provare un’esperienza diversa, così invece di optare per l’adozione di un cane adulto abbiamo deciso di acquistare un cucciolo da un allevamento serio. Quando siamo andate a prenderla era una buffa pallina di pelo, impacciata e con la bocca sempre aperta pronta a mordicchiare qualunque cosa. L’abbiamo amata sin da subito ma l’amore significa anche terra, materia, pratica, questo lo avevamo imparato bene. Ci siamo rimboccate le maniche e ci siamo organizzate. Per prima cosa abbiamo preso le ferie per poterla abituare gradualmente a rimanere da sola e alle varie situazioni che il nostro mondo “umano” offre. Abbiamo messo a soqquadro Rimini alla ricerca di ascensori, porte scorrevoli o grate in luoghi poco frequentati che ci permettessero di darle tutto il tempo necessario per fare sì che si abituasse all’insolito. Se ci ripenso facevamo ridere: due ragazze che facevano feste ad un cane come due matte solo perché aveva messo una zampa su una grata e lei che ci guardava con sguardo fiero come se avesse appena sconfitto un drago. Volevamo fare qualcosa che le permettesse di esprimere le sue qualità e che la tenesse impegnata mentalmente, perché si sa che un cecoslovacco annoiato è peggio di un uragano. Abbiamo optato per il man-trailing e per ora sembra piacerle molto. Ma anche con Akemi non è sempre tutto rosa e fiori: ha il suo carattere deciso e indipendente, valuta ogni singola richiesta che le facciamo e non sempre la ritiene utile e opportuna quindi opta per fare quello che le pare e questo spesso è frustrante e ovviamente ci stiamo lavorando, giorno dopo giorno. Se si vuole avere al proprio fianco un essere così speciale, non si può pretendere che sia solo lui a venirci in contro. Bisogna mettersi in gioco in ogni momento, avere coerenza, costanza, determinazione ma lo sguardo che Akemi mi regala ogni volta, la soddisfazione nel raggiungere i piccoli traguardi insieme mi riempiono il cuore perché so che non è scontato. È solo un anno e mezzo che lei è con noi e non vedo l’ora di scoprire il nostro futuro perché lei ha altri occhi e mi permetterà di vedere ciò che io ancora non so ma che per lei è così chiaro. Sarà un lavoro duro ma sarà un regalo stupendo.
Quando scegli di far entrare un cane lupo nella tua vita non sempre sei consapevole che questo comporterà di dover fare i conti con te stesso, con quello che hai dentro, con le tue debolezze e con le tue paure. Io non ero assolutamente pronta.
Mi ha insegnato più Krono della vita nei sette anni che è stato con me di quanto avessi capito io nei trentatre precedenti. Non l’ha fatto con le buone maniere, perché sapeva che non le avrei sapute apprezzare. Tutto mi scivolava addosso, mi serviva qualcosa di molto forte, delle bastonate pesanti, morali e fisiche. Lui lo sapeva e così è stato.
A quei tempi la mia vita era piuttosto sregolata, mondana e viziosa, abituata ad avere tutto e subito e come desideravo io, facevo quello che volevo, quando volevo e come volevo. L’unico obbligo che mi sentivo era quello di andare a lavorare. Venni a sapere che in un canile di zona c’era un cane lupo cecoslovacco maschio di circa un anno e mezzo forse due anni. Fantastico! – pensai – e decisi andarlo a conoscere. Era lui. Lui sarebbe stato il mio cane perfetto e insieme saremmo stati fighissimi.
Totalmente incurante del suo passato e del nostro futuro lo portai a casa.
Conoscevo un po’ la razza e avevo capito che avrei dovuto rivolgermi a qualcuno di più esperto di me per educarlo. Iniziammo così un terribile percorso a un campo cinofilo. L’addestratore pretendeva che indossassi una tuta anti-morso, schienassi il mio cane al fine di sottometterlo. Non volevo farlo ma credevo di doverlo fare. Comunque, nonostante gli sforzi non ci riuscii mai, in compenso Krono mi schienò più di una volta. Ogni giorno che andavamo al campo per fare addestramento il rapporto tra me e Krono si incrinava di un pochino. Lui diventava sempre più aggressivo, schivo e distaccato ed io sempre più frustrata e insicura. Non voleva nessun tipo di contatto con me, anche mettere il collare era molto difficile. Il mio sogno del cane perfetto, educato ed innamorato di me era svanito.
Nel frattempo io continuavo a fare la mia vita senza regole e ogni volta che oltrepassavo il limite Krono mi dimostrava il suo disappunto in modo chiaro e fisico! Se tornavo a casa non perfettamente in bolla, mi ringhiava e mi attaccava.
Terminammo il corso con l’addestratore che proclamava: “Il tuo cane è cattivo, chiudilo in un box e non fargli incontrare nessuno”.
Entrai nella disperazione più totale piansi per giorni eppure quando guardavo il mio cane non mi sembrava cattivo. Ora so che non ci capivamo, parlavamo due lingue totalmente differenti, lui mi mostrava il suo disagio e il mio ma io non avevo nessuno strumento per comprenderlo. Non riuscivo nemmeno a soppesare il problema e avevo deciso che in fondo il nostro rapporto poteva andar bene anche così.
Passava il tempo e la situazione andava solo che peggiorando: lui sempre più testosteronico, io in balia degli eventi e dei suoi cambi di umore, frustrata e notevolmente incasinata. Avevo solo lividi e graffi ma Io lasciavo fare perché era più facile continuare così, accettare la situazione piuttosto che prendere in mano la situazione e impegnarsi a cambiare qualcosa.
La situazione andò a degenerare con l’arrivo in casa della mia compagna. Krono mostrò il suo disagio prima aggredendo leggermente mio padre poi aggredendo un po’ più forte la mia compagna.
Costretta dagli eventi iniziai a cercare una figura che potesse darmi gli strumenti giusti per comprendere il mio cane. Contattai Alessandra, un’ educatrice esperta in clc che abitava a 400 km da me. La risposta dell’educatrice fu una piccola lama nel cuore, disse “La situazione è molto critica è come se tu avessi tra le mani un’arma carica quindi cosa vuoi fare? Sei pronta a metterti in gioco sul serio e a impegnarti veramente in qualcosa? Non puoi essere un riferimento per il tuo cane se sei un giorno sì, un giorno no, un giorno forse. Ci vuole coerenza e comunque il percorso sarà lungo. Cosa decidi?”
Senza pensarci risposi: sì, lo voglio fare. Ci voglio provare.
Così fissammo un appuntamento quindici giorni dopo per vederci ma dopo qualche giorno Krono sfogò la sua rabbia su di me e a sto giro me ne diede parecchie, causandomi notevoli ferite. Non lo odiavo, capivo solo che era disorientato e tormentato. Era il momento di cambiare, di farlo sul serio, fino in fondo!
Quando poi incontrai Alessandra mi sconvolse la vita. Mi parlò di regole, di responsabilità, di impegno e rettitudine.
Da lì iniziò un percorso bellissimo e difficilissimo perché dovetti cambiare completamente le mie abitudini, fare i conti con quello che avevo dentro, guardare le mie paure e organizzare casa in modo che Krono potesse avere i suoi spazi e sentirsi al sicuro e noi pure. Dovetti mettere regole a me e a lui, imparare a vedere la bellezza anche in ciò che non corrisponde alle tue aspettative. Io e Krono avevamo iniziato a fare dei passi l’uno verso l’altra, con costanza e pazienza. E non è una cosa che inizi e dopo qualche mese finisce, il percorso con Krono non è mai finito. Ogni giorno un minuscolo passo avanti, piccoli traguardi che festeggiavamo come se fossero delle lauree. Dura per me abbandonare le vecchie abitudini.
Andavamo da Alessandra ogni volta che potevamo.. ..ed ogni volta era una sorpresa.. il rapporto tra me, il mio cane e la mia compagna stava diventando meraviglioso. Krono sembrava un altro cane .. non quello che avrei voluto ma un cane dall’anima immensa, fiero ed equilibrato che mi ha insegnato ciò che mi serviva. Uno spirito stupendo, non più tormentato ma libero consapevole ed attento. Anch’io ero più equilibrata e pronta ad accogliere le occasioni che la vita mi stava regalando,un essere capace di evolvere e di diventare qualcosa di più. Insieme facemmo cose che non mi sarei mai immaginata. Finalmente Potevo godermelo nella vita normale.
Siamo persino riuscite a prendere un traghetto e la funicolare, cose inaspettate e ricche di significato che non avrei mai considerato “ importanti” se non ci fosse stata tutta la fatica prima. Nel 2019 decidemmo di fare le nostre ferie da Alessandra, io e Krono ci stavamo godendo a vicenda, finalmente ci capivamo, ci rispettavamo, ci stavamo amando come possono farlo due anime complicate. Due giorni prima del nostro rientro lui decise di fermarsi lì.. decise che il nostro tempo era finito .. proprio sul più bello.
Morì in una rocambolesca corsa in macchina verso la clinica, mori tra le mie braccia mentre gli dicevo “amore mio ho capito, grazie di tutto. Se devi andare vai .”
Quel testone meraviglioso è sempre con me.
Non ho ancora capito se il destino ci abbia messo lo zampino o più banalmente sia stato il frutto di una casualità ma una cosa è certa: i segni di questo scontro me li porto ancora addosso.
Visto da lontano sembrava una stella cadente, quelle verso cui punti il dito seguendone la scia mentre cerchi velocemente di inventarti un desiderio plausibile, ma più si avvicinava e più assumeva l’aspetto di un meteorite, una massa rocciosa che si infuoca non appena entra in contatto con l’atmosfera terrestre e causa enormi disastri quando si schianta al suolo.
Nessuno si chiede dove vadano a finire le stelle cadenti e, in fin dei conti, non è così importante se i desideri si realizzano, ma dove precipita un meteorite, quello sì che fa la differenza.
Ecco, quel meteorite mi è atterrato dritto nel cuore spazzando via ogni cosa.
Ma cominciamo dal principio…
Stavo attraversando l’ennesimo periodo difficile, mi sentivo prigioniero di una routine che sembrava non avere vie di uscita. Volevo dare una svolta alla mia vita, una volta per tutte, ma ogni strada che cercavo di percorrere portava a un vicolo cieco. Come se non bastasse, ci si era messa di mezzo perfino una pandemia su scala globale e tutto si era cristallizzato in un surreale fermo immagine. Ma le situazioni vanno sempre interpretate senza pregiudizi, con la mente e il cuore aperti, ricordandoci che non esistono solo il bianco e il nero e così, l’obbligo di rallentare ogni cosa mi ha permesso di concentrarmi maggiormente su me stesso, il me stesso interiore.
Ho pensato, mi sono arrabbiato, ho meditato ma soprattutto mi sono ascoltato, cosa che non facevo da un po’ di tempo. Una notte di queste, mentre inseguivo i miei sogni attraversando un fitto bosco, un maestoso lupo grigio è apparso davanti a me sbarrandomi la strada. I suoi occhi di ambra infuocata brillavano nell’oscurità e sembrava che mi parlassero. Dopo una manciata di secondi che sono parsi un’eternità, si è voltato e, così come era arrivato, è sparito nella boscaglia facendo perdere le sue tracce. Quella notte, durante quel sogno, perso in quel bosco, ho deciso che lo avrei inseguito in capo al mondo pur di incontralo ancora.
Qualche mese dopo le nostre strade si sono incrociate nuovamente in un allevamento di cane lupo cecoslovacco. In questa realtà non era imponente e fiero come si era presentato nel mio sogno ma era una buffa palla di pelo scuro che inciampava nelle sue stesse zampe. Ed è così che Cheyenne è entrato con prepotenza nella mia vita.
A dire il vero non solo nella mia ma anche in quella della mia famiglia che conta una compagna, due figli di 13 e 10 anni e una dolcissima Alaskan Malamute di 6 anni di nome Maya.
Perché proprio un lupo cecoslovacco? Forse perché i lupoidi mi hanno sempre affascinato ma soprattutto perché questa razza in particolare porta con sé una parte di quel selvatico che sentivo di aver perso nel corso degli anni e di cui mi volevo riappropriare a tutti i costi.
Nel suo libro “Tutto sulla psicologia del cane”, il veterinario comportamentalista Joel Dehasse, parla del cane come specchio di noi stessi, uno specchio che ci rivela che non siamo più dei lupi. Abbiamo perso la nostra autodeterminazione, diventando dipendenti da un’altra specie, la società. Abbiamo barattato la nostra libertà a favore della sicurezza. Lo scopo della vita non sembra più vivere ma vivere a lungo. Lo scopo del lavoro non sembra quello di dare sfogo alla propria creatività ma di realizzare bisogni di sicurezza anche a costo di “morire dentro”.
Vi ci ritrovate? Io sì e, probabilmente, se avete il libro di Alessandra fra le mani, anche voi.
E così, mentre mi guardavo allo specchio, il lupo imprigionato nel vetro ha deciso che era arrivato il momento di uscire.
Ora vi chiederete come va avanti la storia… Fin qui, ammetto che sembra uno di quei film in cui il protagonista ritrova sé stesso e va a vivere nella natura selvaggia mandando a quel paese la società ma la realtà, come sempre, è molto diversa.
Cheyenne è arrivato a metà di un freddo gennaio e fin da subito è stato chiaro che non sarebbe stato facile come lo era stato con Maya. Un carattere selvatico, tendenza a mordere e inghiottire qualsiasi cosa e la capacità di assorbire ogni mia energia come un buco nero assorbe la luce.
L’idea romantica elaborata dal mio cervello di come sarebbe stato fantastico vivere con un lupo veniva sgretolata dalla realtà di una routine cittadina fatta di impegni, lavoro e orari che si dovevano incastrare come i blocchi del tetris. E io che sognavo di andare in giro con lui libero per i boschi riscoprendo il mio lato selvatico. Certo, quello lo facevamo appena possibile ma era solo un piccolo tassello di una quotidianità che portava con sé anche parecchie tensioni familiari. Tutto era passato in secondo piano rispetto a lui.
Per non impazzire ho dovuto rimodellare le nostre ma soprattutto le mie giornate in funzione delle sue esigenze di libertà e più lo facevo, più mi piaceva. La strada che mi stava mostrando Cheyenne era diversa tutte quelle che avevo provato a percorrere fino ad ora. Era terribilmente vera, cruda e fatta di bisogni essenziali. Cercare di farla combaciare con quella quotidianità che mi andava tanto stretta mi aveva messo davanti ai miei limiti e stavo cominciando a comprendere che molto presto avrei dovuto fare delle scelte. Come volevo viverlo questo dono che si chiama vita?
Non voglio smontarvi ma credetemi, quando un lupo cecoslovacco entra nella vostra vita, la stravolge. Se proverete a cambiarlo per renderlo un cane “domestico” come gli altri non ci riuscirete perché non lo è. A quel punto ho provato ad andargli incontro, a guadagnarmi il suo rispetto costruendo il nostro rapporto giorno dopo giorno. Ho compreso che lui stava già facendo un grosso sforzo a vivere in un mondo (la nostra società) diametralmente opposto al suo e io dovevo fare la mia parte affinché la nostra relazione trovasse il suo equilibrio.
Occorre rendersi conto che un cane lupo, per quanto cane, non sarà mai un cane.
Il lupo è sempre stato il cattivo delle favole ed è stato quasi sterminato dall’uomo perché il “gregge” rappresenta la sicurezza mentre il lupo è ciò che noi non siamo più e questo spaventa.
A mio avviso, chi decide di condividere la propria vita con un essere così speciale, deve rendersi conto che sta andando letteralmente controcorrente e sta facendo un salto nel passato, in un tempo in cui uomini e animali erano tutt’uno con la Madre Terra.
Quando comprendi questa verità inizi a sentire un richiamo così forte che non si può ignorare. Il lupo ti obbliga a scavare in profondità e spesso quello che trovi non ti piace. Sono quelle parti di te che per varie ragioni hai scelto di soffocare nel corso degli anni e quando risalgono in superficie bruciano più del fuoco.
Io sono stato travolto da tutto questo, il meteorite di cui parlavo all’inizio… Ho avuto paura di ciò che stava emergendo, del fatto che volessi essere altro rispetto a quello che ero. Ero sopraffatto dal cambiamento che mi si prospettava e ho avuto paura. Per un momento ho addirittura pensato che non ce l’avrei fatta a condividere la mia vita con lui e che forse era meglio tornare al torpore di prima. Poi, proprio quando mi trovavo nell’occhio del ciclone di questa grossa crisi interiore, ho cercato di immedesimarmi in quel lupo che mi stava stravolgendo la vita e ho provato a guardare la situazione per quello che era davvero. “Crisi”, deriva dal greco krísis e significa “scelta, decisione”. Ogni evoluzione necessita di una crisi per innescarsi e di una presa di posizione per essere portata a termine. Crisi e crescita, quindi, non vanno considerati come elementi agli antipodi ma come parte di un unico processo. Perlomeno questo è quello che ho realizzato in quel momento e il merito è stato anche di Cheyenne.
Forse è per questo che l’ho scelto o, come mi piace pensare, che lui ha scelto me.
Con il suo amore infinito, la sua energia inesauribile, con la sua determinazione e con la sua cruda selvaticità mi ha ricordato l’importanza del “qui e ora”, mi ha insegnato che l’essenza della vita è racchiusa nel momento presente, non c’è un passato da recriminare o un futuro da temere, c’è solo una vita da vivere pienamente. Gli impegni quotidiani non sono certo svaniti nel nulla ma adesso cerco di affrontarli con il giusto spirito e con i giusti tempi. Come Cheyenne mi concentro su una cosa alla volta e quello che non riesco a fare oggi… pazienza, lo farò domani. Cerco di ritagliarmi degli spazi per fare delle attività che mi entusiasmano perché ho capito che fare ciò che ci appassiona significa essere presenti ed essere presenti ci permette di apprezzare la nostra vita e quella di chi ci sta intorno.
E così, a 45 anni suonati, grazie anche al supporto della mia famiglia che mi ha sempre sostenuto, ho deciso di seguire il lupo e rimettermi in gioco. Cheyenne e io pratichiamo regolarmente mantrailing, un’attività di ricerca tramite l’olfatto di persone disperse che ha rafforzato ulteriormente il nostro rapporto, ci stiamo preparando per diventare operativi in protezione civile ma soprattutto sto studiando diventare educatore e addestratore cinofilo… Chissà che un giorno non diventi la mia nuova professione.
Onestamente non mi preoccupo troppo di quello che succederà domani perché dal mio fratello lupo ho imparato l’arte di esistere senza la paura di vivere.
Otto anni fa è cominciata la mia avventura con il wolfdog ad oggi più difficile e maestoso che si possa conoscere nel mondo cinotecnico: il cane lupo americano.
Originario della vasta America e discendete da varie sottospecie di lupo e diverse razze canine di origine nordica, rapisce chiunque per la sua bellezza ipnotica e regale. Mi sono affacciata a questa razza senza avere nessuna idea di ciò che comportasse, ne mi erano state dette importanti nozioni per capire veramente come educare e gestire questo fantomatico lupo-cane, più lupo che cane, ma comunque selezionato da generazioni per essere adattabile in realtà a moltissime situazioni, quasi il lupo scegliesse di essere cane.
La mia prima esperienza è cominciata a seguito del diploma Enci e anni passati a partecipare a concorsi e prove cinofile con diverse razze di cui una discreta conoscenza del cane lupo cecoslovacco. Dopo due giorni che avevo finalmente il mio piccolo grande sogno tra le mie braccia avevo già sentito dentro di me che sarebbe stata la sfida del secolo. Le scuole cinofile mi avevano insegnato a muovere il mio corpo anche con minimi gesti per comunicare col cane, le razze diverse a calibrarne la dolcezza e fermezza. Lui niente, parlava arabo e io cinese. Ho dovuto rivoluzionare modo di fare e pensare soprattuto. Era un cucciolo che urlava se qualcosa non gli stava bene, proprio come un bambino. Distruggeva tutto quello che riusciva ad addentare e sporcava puntualmente sui tappeti persiani. Avevo imparato dai cani a dargli il tempo necessario per ricevere una risposta qualora il cane fosse stato diffidente. Provai lo stesso modo di fare, più posato e di attesa e rifiutavo nuovi approcci da estranei per toccare il mio cucciolo, lui ne aveva spesso paura. Avevo quindi remore di una reazione di paura e fuga con eventuale ricordino sul pavimento. Poi ho avuto l’illuminazione. Un gruppo di ragazzi venuti a far visita ad una cena a casa nostra sono impazziti di gioia a vedere il piccolo lupastro che prontamente ha reagito esattamente come loro. Con mio enorme stupore si catapultò nelle braccia di tutti riempiendo di baci tutte le persone. Ricordo questo episodio come il primo dove mi dissi che non avevo capito ancora niente. Sembrava funzionare al contrario di ciò che sapevo, ed era così. Il cane lupo americano ama la trasparenza e la felicità, non ama le formalità, vuole essere spontaneo.
Un momento molto critico è stato poi la macchina, una tragedia. Odiava anche piccoli spostamenti e sbavava fiumi di bava su se stesso e nel trasportino. Provai a prendere un trasportino chiuso e buio in modo che nn percepisse l’esterno. La mossa meno intelligente. Gli American soffrono di claustrofobia molto facilmente, gli open space sono ciò che vogliono, soprattutto negli spostamenti amano e devono vedere il più possibile.
Ho imparato che i diversivi per loro sono la cosa più divertente. Ti portano dove vogliono loro per poi fregarti e rubarti ciò che in realtà volevano davvero. Ho scoperto che collegare una semplice ricompensa ad un comando serviva Einstein per spiegarlo, perché non c’è così una grande logica a eseguire un comando e poi mangiare, il cibo richiede un rituale ben diverso nella loro indole, e riceverlo dopo una richiesta non ha avuto da subito un gran successo.
Nei mesi che passavano ho ammirato quanto il loro istinto fosse così forte e radicato dove letteralmente “ciò che non uccide fortifica”.
Il mio cucciolo venne aggredito da dei cani della scuola di educazione, in quanto diverso. L’aggressione ha comportato una gravissima lacerazione alla lingua che per poco non dovetti addormentarlo. Da umana e ancora cinofila ero preoccupata per i posteriori comportamentali. Mi stupì invece di come furono le sue reazioni: era come non fosse accaduto niente. Zero rancore, zero paura, nemmeno la consapevolezza oserei dire. Quindi imparai che tutto ciò che è naturale e parte di un istinto più grande che in natura risulterebbe assolutamente normale, per loro era esattamente così.
Negli anni mi sono concentrata sulla delicatezza di animo e al contempo la loro forza di spirito per diventare parte della stessa squadra. Ero io a dover diventare come lui, ero io che avevo lacune.
La prima volta vennero dei cuccioli a casa successe una cosa incredibile. La gioia di vedere dei piccoli indifesi scatenò una voglia di paternità e dedizione al tal punto da rigurgitare il cibo, pulirli e difenderli. Nessun cane ha questo atteggiamento puro e incondizionato nei riguardi dei cuccioli non loro, anzi tal volta nemmeno con i loro. Una sorpresa meravigliosa, un atto di amore del tutto inaspettato.
La situazione riproposta anche coi piccoli esseri umani era di una delicatezza profonda. La sensibilità che potevano dimostrare era molto più compatibile con quella dell’essere umano.
Anni dopo venne la seconda esperienza, la piccola demone, che da subito mise ben chiaro chi era e chi sarebbe stata. Non diffidente, non paurosa ma anzi anche troppo spavalda. La reputavo, e tuttora non è cambiato niente, il mio motorino. Ringhiare, mordere, comandare, una filosofia più tosta da gestire ma al contempo eccezionale. La delicatezza e sensibilità è la stessa per tutti. A paragone di altre razze loro sanno essere molto coerenti e fanno ben capire tutto quello gli passa per la testa. Con lei ho scoperto la libertà e la complicità. Mai un guinzaglio, era la mia ombra. Per non rimanere senza di me veniva nei posti più disparati. Libera dietro al mio cavallo a caccia di libertà. Una temeraria dal cuore d’oro e dalla mente di ferro. Dotata di una intelligenza che in pochi americani ho visto. Ha cominciato a far prevalere l’istinto solo dopo il grande lieto evento. Per un American poche sono le cose che non devi sbagliare, e mai devi andare in contrasto. Il loro momento più importante è sicuramente la nascita dei cuccioli, solo allora si può toccare con mano tutti gli istinti potenziati dove la natura fa capire bene le regole importati e fondamentali per la sopravvivenza. In questo momento la priorità sono solo, i nascituri. Il branco viene finalmente a formarsi e noi poveri umani abituati a comandare tutte le situazioni dobbiamo fare i conti con una legge vecchia più della nostra specie. Quindi qui le regole di vita cambiano drasticamente da un momento all’altro. Non ti puoi muovere come sempre, non ti puoi permettere quello di sempre. Devi nuovamente tornare a quel punto di partenza e ascoltare. La fiducia non svanisce, devi solo capire come mantenerla. Il tempo aiuta sempre a risolvere questi momenti difficili dove sembra che tutto si rivolti e dove effettivamente il pericolo esiste. Il cane mai metterebbe in dubbio il padrone, ma il lupo il padrone non ce l’ha.
Credo che senza queste esperienze di fortificazioni del branco e quindi di mia consapevolezza di cosa in realtà possono essere ad oggi saprei solo il 30% di chi sono. Vivere sulla pelle certe esperienze matura la vera conoscenza, come in tutte le cose.
Da queste avventure ho avuto delle soddisfazioni immense, ho conosciuto i lupi che volevano essere cani, o forse più esattamente delle guide per capire come si vive. Abbiamo molte più cose in comune coi lupi di quanto possiamo immaginare. Tante volte durante le mie conversazioni con semplici curiosi faccio conoscere ciò che vivo e lo stupore è sempre garantito. Questo vuol dire che abbiamo una concezione del tutto fuorviante su chi è realmente il lupo e cosa rappresenta invece. Non a caso uno dei miei cuccioli è diventato l’ambasciatore per eccellenza (ambassador wolves) per un progetto di educazione nelle scuole di bambini. Gli ambasciatori, sono i cani lupo che vogliono farsi conoscere dagli essere umani, che si lasciano avvicinare per aiutare a correggere la disinformazione. I lupi sono animali altamente politicizzati e i preconcetti comuni sui di loro possono causare grazi danni.
È vero si, l’americano non è un cane da famiglia, è un cane introspettivo che ti vuole con sé per un percorso di vita insieme. Non sarà mai un cane ubbidiente, non sarà il cane da lasciare incustodito. È una cosa in realtà molto più semplice, è un amore che deve partire da dentro, è un’armonia di vita è una complicità di sguardi e meraviglie che devono risiedere nel nostro modo di vivere e non nel modo in cui vogliamo noi vivere. Per questo non sarà mai un cane per tutti. Nonostante siamo in un mondo talmente tecnologicoo che cerchiamo a volte disperati un contatto con la natura per ricordare le nostre origini che ci rendono parte di qualcosa più grande legato a questa terra e che rendono superflue le cose materiali che ci circondano, amare veramente un lupo richiede che quella parte di noi sia già lì. Non la possiamo costruire e nemmeno imparare. Però è ciò che oggi dopo otto anni di vita con loro posso affermare con certezza. Di questa razza ho conosciuto i più buoni e i più ingestibili. Tutti però sono uguali, tutti ragionano nella stessa identica maniera. Questo vuol dire che loro sanno esattamente cosa fare. Siamo noi che non sempre lo capiamo.
Quando leggi un libro non sai cosa ti aspetta nelle sue, ma man mano che la storia prende forma, tutto quello che hai letto ha un senso, e tutto si spiega. Con Grejs è stata così. Solo nell’ultima pagina dove la scritta fine risalta su una pagina bianca, sono riuscita a dare un senso, ed a capire che nulla, compreso il suo arrivo è stato un caso.
Nel 2006 avevo un ristorante con il mio ex compagno, Davide, e due gatti.
Lavoravamo molto. La vita scorreva veloce, e la priorità era guadagnare.
Verso novembre Davide s’ammala, gravemente.
Sono disorientata, arrabbiata con l’universo e gli grido contro in tutti i modi; soffro tantissimo, sento solo dolore, ho paura…tanta.
In quell’inverno più nero del buio totale. Nel mio cuore nasce l’idea di un cane, in fondo ci sono cresciuta.
Spargo la voce ad un’amica e lei poco dopo mi invia un messaggio con una foto di un cane che cercava casa.
Rex, un clc adulto…lo vidi per la prima volta… ma che razza è? Ne rimango rapita, m’informo. La mia amica mi dice che non è adatto a me, e me ne spiega i motivi, non ho esperienza e lui era particolarmente difficile.
Ormai sono affascinata dal cane lupo, non voglio solo un cane, voglio un clc; non solo per l’aspetto fisico ma per quello che, quello sguardo mi ha evocato la prima volta che l’ho visto, difficile dirlo a parole ma è come se nei suoi occhi avessi visto tutta la vita del mondo. Passavo ore a leggere un sito di proprietari di clc, dove conobbi l’allevatrice che mi darà Grejs.
L’Universo aveva risposto alle mie grida di aiuto, ma io ancora non lo sapevo.
Descrivere 12 anni di vita con Grejs in poche parole non è semplice, sono tante le vicende vissute assieme ed ognuna di queste mi ha insegnato qualcosa di più… su Grejs e su me stessa.
Ovviamente non è stato per niente facile, ben presto la mia bella lupetta si è dimostrata determinata, difficile.
Difficile manipolarla, difficile andare dal vet, possessiva, quello che voleva lo prendeva senza problema, e se la rimproveravi di faceva vedere quanti bei denti aveva in bocca.
Così i giorni si alternavano in battaglie e momenti di pace. Le battaglie finivano con me che piangevo perché questo cane non mi ascoltava; i momenti di pace erano le nostre passeggiate quotidiane nel bosco, dove quella sensazione evocatami la prima volta nello sguardo di un clc diventava realtà.
Ma le battaglie mi sfinivano emotivamente.
Ascolto. Nel bosco Grejs mi ha insegnato ad ascoltare e osservare, osservare lei e ciò che sentiva lei. Li riuscivo a riprendermi.
Ancora non avevo capito che lei mi stava aiutando a scoprire un’altra via.
Mi sono fatta aiutare con la gestione e l’educazione, anche se capii da subito che con la forza non avrei ottenuto nulla! Anzi ho presto capito che la più forte fisicamente era lei e indovinate come? Che strano, avevo sempre pensato di essere forte, io ex kickboxer, super sportiva, determinata, ma lei stava chiedendo qualcosa di più sottile, qualcosa che io non conoscevo.
Passò qualche anno in un “equilibrio” più o meno stabile, lei mi aveva chiesto rispetto ed io avevo imparato a darglielo, capii che anche lei aveva delle paure ed imparai a tenerne conto. Iniziai a leggere, studiare informarmi per avere quelle risposte che, col senno di poi solo Grejs potè darmi.
Nel 2011 Davide viene a mancare. La famiglia che fino a quel momento era in piedi per un filo si rompe. Mi trovo sola, con due cani e 15 dipendenti a cui far fronte. Si due cani, Grejs e Nembo un PT grigione di un anno che Davide ha voluto con tutte le sue forze, anche se sapeva che il loro tempo insieme non sarebbe stato molto…credo che anche lui abbia avuto un richiamo, ha avuto bisogno di essere guidato nell’ultima parte del suo viaggio, in fin dei conti Grejs aveva stregato tutti in quella casa, anche i gatti, che hanno subito avuto un rapporto fantastico con lei.
Lei era sempre li, solida, affettuosa, nonostante tutto pronta ad accogliermi, con i miei alti e bassi, la vita non era finita…
Con Grejs c’era grande complicità, che con fatica mi ero guadagnata.
Lei sentiva l’amore in questa nuova grande famiglia (non solo di cani) e lo dimostrava con un grande affetto ma rimanendo fiera e mettendo sempre in ordine i nuovi membri con i dovuti modi, chi tentava di fare il di più.
Quanto era delicata nell’insegnare ai cani, rimanevo sbalordita, come feci ad essere cosi cieca qualche anno prima… era tutto davanti ai miei occhi.
Grejs è stato uno dei motivi che mi ha riportato sui banchi di studio, io avevo bisogno di sapere di più, su di lei, sui cani, sui lupi, su tutti gli animali, sulla vita in generale.
Diventai Addestratore e Grejs mi fece da compagna, mi iscrissi all’Università, (con tutte le difficoltà del caso).
Nell’aprile 2019 frequento un seminario di due giorni dal titolo: Lupo-Canelupo- Cane.
Grejs ha 12 anni, è anziana ma sta benone.
Si l’inverno l’aveva invecchiata, ma non mi preoccupavo cosi tanto, eravamo in primavera tutto sarebbe rinato e andato a posto.
Era una domenica di maggio come altre, pioveva abbastanza, ma stavamo bene, io ero entusiasta del seminario.
A metà mattinata al campo, l’educatrice, Alessandra, era davanti al mio bagagliaio aperto e Grejs davanti a lei seduta nel bagagliaio.
si avvicina ed inizia ad “annusare” l’aria intorno a Grejs, e mi disse: “che strano odore…ma sta bene?” – ed io dissi sorpresa – “mm… si perché? siamo da poco state dal vet. per un controllo, ma che odore di cosa?” – le chiedo- Lei continua a guardare Grejs con un’ espressione come di sgomento e mi dice:” è un odore che non mi piace lunedi vai dal veterinario”. Non avrei mai immaginato che l’odore che lei sentì era quello della morte.
Ok mi dissi, ma non mi preoccupai granchè.
Pranzammo, Grejs entrò con noi al ristorante, tranquillissima si sedette sotto il tavolo ed aspettò. Uscimmo ci dirigemmo verso l’auto e appena prima di salire nel bagagliaio Grejs allargò le zampe dietro, faceva fatica a stare in piedi, Alessandra mi disse che bisognava andare subito dal veterinario.
Iniziai a preoccuparmi. Ero agitata. Non avevo mai pensato all’assenza di Grejs prima.
Arriviamo davanti al cancello del Vet. scendo di corsa e apro il baule gli assistenti sono di fianco a me prontissimi…apro. Grejs è morta.
Sono rimasta un ora in una stanza con lei. Piansi tanto, mi si strinse la gola. La guardavo e speravo si svegliasse come per miracolo. Era morta nel bagagliaio, come un oggetto.
Non riuscivo a lasciarla li. Il senso di colpa di non aver compreso, ancora ancora una volta, neanche una cosa così grave un momento così importante, m’ invadeva.
Le avrò fatto fare una bella vita? Avrà avuto ciò di cui aveva bisogno? Sarà stata felice? E felice di aver incontrato me? Tutte queste domande si rincorrevano. Io non ero pronta.
Alessandra mi scrisse il giorno dopo:” Se ne vanno quando se ne devono andare, quando hanno finito il loro compito. Non hai nessuna colpa.”
Lessi questo messaggio più volte, per diversi giorni. Mi sentivo svuotata. Ero triste. Guardavo Nembo, per 2|3 giorni anche lui era stranito. Stetti a casa dal lavoro due giorni non volevo vedere nessuno, dovevo piangere e pensare.
A distanza di tre anni scrivere di lei mi fa ancora male, ma ho capito cosa ha fatto per me, o almeno credo.
Lei mi ha mostrato chi fossi quando mi ha conosciuta come in uno specchio e poi mi ha mostrato l’oltre che non vedevo, dovevo solo scegliere se rimanere una persona ferita e arrabbiata o andare oltre, lei mi ha teso la sua “zampa” ed insieme abbiamo viaggiato.
Poco meno di due anni fa ho incrociato un altro sguardo, su una foto, mandata da un’amica, Loba 2 anni cercava una famiglia. Ma questa è un altro viaggio.
Il cane lupo fa parte della mia vita e ci sarà sempre, non è sempre una via facile ma io non posso farne a meno.
Nel 2015 avevo 22 anni e dopo un periodo della vita complicato ho deciso di adottare un clc, senza aver bene in mente a cosa sarei andato incontro..
Ho scelto un cane lupo cecoslovacco, perché volevo un cane che mi potesse accompagnare ovunque nella vita e avesse le qualità per poter venire con me all’avventura in tutte le situazioni.
Nel momento in cui ho caricato in macchina Ice in allevamento per tornare a casa, ho capito immediatamente che non sarebbe stato così facile come avevo immaginato Un rattino di 60 giorni si arrampicava ovunque e mordeva tutto quello che le capitava a tiro.
Senza perdermi d’animo ci siamo incamminati insieme, io ed Ice, in questa nuovo percorso, fatto di scoperte, morsi e situazioni imbarazzanti. Come quella volta dove al mercato ha rubato una coscia di pollo dalla borsa di una signora, senza che nessuno se ne accorgesse..
Cercando di confrontarmi con altre persone della mia zona ho conosciuto Alice, che aveva anche lei una cucciola di clc di qualche mese più grande di Ice; non mi sembrava vero, finalmente dopo 6 mesi potevo far giocare la mia lupetta con una sua simile, senza dover andare incontro a litigate con altri patroni perché non capendo il linguaggio lupesco del clc, non volevano far giocare Ice con i loro cani. I clc amano giocare alla lotta, una specie di judo fatto di prese al collo e proiezioni che spesso lascia stranito altri genere di cani e proprietari al seguito.
Ovviamente fin da subito c’è stato grande feeling con questa nuova amica, e week end dopo week end, abbiamo scoperto cosa volesse dire gestire due cecoslovacchi adolescenti. Le cose buone che vengono divise per 2 e i problemi moltiplicati per 4.. Le dinamiche di branco sono disastrose, e condurli insieme nelle montagne senza fare danni non è scontato.. ma grazie alle spiegazioni e ai racconti di Alessandra siamo riusciti a organizzarci e a trovare un nostro equilibrio.
Non solo, 6 anni più tardi, ho sposato Alice e il nostro è diventato un branco a tutti gli effetti, con ognuno il proprio ruolo con i propri pregi e difetti.
Mai avrei creduto di come un singolo animale avrebbe potuto cambiarmi così visceralmente e connettersi spiritualmente a me. Ice mi ha stravolto la vita, dalla scelta della casa a quella della macchina, alla mia cerchia sociale di amici e all’organizzazione degli impegni, vacanze comprese.
E’ difficile spiegare come è stato possibile, nel senso, sono piccoli cambiamenti che avvengono nel tempo che pur di vivere a pieno i nostri cani abbiamo deciso di fare. A volte può essere un ritorno alle origini, al riconnettersi alla natura, e forse, è proprio quello che cercavamo.
Per la mia esperienza posso affermare che portare un clc in un bosco può diventare qualcosa di mistico, tra i vari cani che mi hanno accompagnato fino ad ora, nessuno mi ha fatto notare come il bosco potesse essere casa sua, come quasi se lo avessimo rapito per costringerlo a vivere con noi. I clc hanno un legame con gli elementi della natura difficile da spiegare, penso che l’unico modo per poterlo capire è fare un trekking zaino in spalla con loro.
Ad oggi non ho ancora compreso se il viaggio con il clc è un’avventura da consigliare, perché è un percorso che presenta talmente tanti problemi e sfide, che bisogna essere ben consapevoli di cosa si sta andando incontro. Nel mio caso sono convinto di non aver mai fatto scelta migliore. Sia io che alice dedichiamo moltissimo tempo ai cani e siamo sempre disponibili a modificare il nostro comportamento per trovare dei compromessi con loro, ma alla base c’è la voglia di scoprire e vivere al meglio insieme.
Mi sento di augurare un grande in bocca al lupo ( e che mai crepi!) a chi vuole intraprendere questa avventura, sperando che se la possa godere come abbiamo fatto noi.
La mia clc mi ha salvato l’anima. Sì, proprio così.
Nonostante la decisione di non avere più cani, tre anni fa in seguito a una serie di coincidenze che non sto a dire perché renderebbero interminabile questo scritto, sono entrata in contatto con un allevamento di cane lupo cecoslovacco.
Ho investito del tempo per informarmi il più possibile sulle caratteristiche di razza, sapendo il clc, non essere un animale propriamente semplice da gestire.
Dopo una tormentatissima notte a seguito di una giornata di formazione nell’allevamento individuato, in cui tutti i dubbi e le paure di non essere in grado di occuparmi di un siffatto cane mi hanno reso impossibile il dormire, ho “buttato il cuore oltre l’ostacolo” e pazientemente ho aspettato l’arrivo della mia cucciola.
A quel tempo stavo vivendo una relazione sentimentale decisamente faticosa e, ahimè, tossica da cui però non riuscivo a liberarmi pur consapevole, come dice bene Alessandra, della vocina interiore che mi chiedeva un cambiamento che faticava però, a trovare la giusta direzione per manifestarsi…
Ecco, la direzione ha preso concretezza nel momento in cui la mia lupa ha varcato la soglia di casa.
Dopo poco meno di un mese dal suo arrivo, mi è stato chiarissimo che se non mi fossi presa cura di me stessa in una maniera diversa da come stavo facendo, se non mi fossi decisa a rispettarmi, non avrei mai potuto prendermi cura di lei né tantomeno farmi rispettare; e così, seduta stante, ho dato un taglio netto alla mia relazione. India mi ha spalancato le porte del sentiero della consapevolezza fornendomene gli strumenti.
Questo è stato il nostro inizio e la storia continua giorno per giorno.
Ricordo la domanda che Alessandra mi rivolse prima di iniziare il nostro percorso insieme: “Perché hai scelto un cane lupo cecoslovacco?”
La domanda era tanto semplice e diretta quanto complessa, ricordo che balbettai qualcosa tipo.. “mi attrae il suo spirito libero, selvaggio..”
In effetti la scelta che avevo fatto era piuttosto azzardata visto che lavoravo a tempo pieno a Milano, uscivo alle 7 e tornavo alle 19, inoltre abitavo in un appartamento a 30 km dall’ufficio.
Tutti i famigliari ed amici avevano cercato di dissuadermi ma io, imperterrita, l’ho voluta a tutti i costi quella clc e soprattutto non mi ero mai fatta questa domanda.
Sono passati due anni da quel giorno e sono cambiate tante cose nella mia vita.
Ho cambiato casa pochi mesi dopo aver preso Joy, ora abito in una casetta immersa in un bosco.
Un anno dopo ho lasciato il mio lavoro assicurativo dopo 35 anni di carriera per dedicarmi al benessere delle persone, una scelta importante, che avevo in pancia da tempo.
Ma soprattutto sono cambiata intimamente, mi sono trovata ad affrontare diversi aspetti di me, del mio carattere, fragilità che non conoscevo, nel relazionarmi con Joy è emersa la mia mancanza di radicamento.
Mi sono trovata con la mia clc nella nostra nuova casa, era l’inizio del 2020, a causa del lockdown non potevo incontrare un esperto a cui chiedere consiglio ed è stata molto dura. Ho commesso diversi errori.
Ho subito fatto i conti con il suo senso di libertà nel quale mi identificavo tanto, contrariamente alla mia visione romantica di noi due da sole nel bosco ho vissuto una situazione di grande stress. Joy non si accontentava di un ettaro e mezzo di giardino, entrava nella casa dei vicini aprendo porte e finestre con i denti, usciva dalla recinzione, non adeguata a un clc, e andava in giro per il paese, non rispondeva mai quando la chiamavo, si girava e se ne andava.
Avevo commesso l’errore di non darle dei confini e non avevo un recinto adeguato dove tenerla all’occorrenza. La cosa più difficile per me è stato accettare intimamente di darle delle regole e farle rispettare, anche quando ho incominciato a correggere certi atteggiamenti su consiglio dell’educatrice ma dentro di me non ero pronta a farlo, lei lo capiva.. e non mi considerava!
Insieme a Joy sto tutt’ora imparato a strutturami, a essere ferma e a darmi delle regole.
Non è stata il mio primo cane, eppure, non ero in grado di gestirla. Ricordo le difficoltà per farla scendere dal mio letto, mi ringhiava, cercava di mordermi. Ero allibita che il mio cane si rivoltasse, mi spaventava. Mi stava in realtà mettendo alla prova.
Più io ero reattiva e alzavo la voce più era violenta la sua risposta. C’è stato un momento in cui mi sono messa a piangere con una crisi di nervi.
Oggi a distanza di soli due anni la situazione è completamente diversa. Il lavoro che ho fatto su me stessa è stato incredibile, è stata una vera e propria crescita personale.
E’ stato necessario acquisire alcune regole, per il cane e per me stessa, guadagnarmi la sua fiducia e darle la mia, rispettare i suoi spazi e far rispettare i miei, accettare la sua parte animale anche quando si mangia la mia gallina preferita.
Questa è la parte di vita pratica alla quale sono arrivata dopo un cambiamento interiore profondo che ancora è in atto e non credo finirà mai. Il nostro rapporto si è trasformato e si sta modificando giorno dopo giorno, siamo fortemente connesse, io ho dovuto fare “un passo indietro” rispetto a quello che mi ero immaginata, rispetto al rapporto che avevo idealizzato, anzi, direi piuttosto che ho fatto un bel passo avanti!
Oggi, se l’educatrice cinofila mi rifacesse la stessa domanda potrei dare una risposta più completa e profonda: l’ho scelta perché è il mio animale guida e mi sta accompagnando in un percorso di radicale cambiamento e crescita. Ora lo so.
Con i miei due cecoslovacchi ho scelto di praticare utilità e difesa, una disciplina cinofila che si suddivide in tre fasi: pista, obbedienza e attacchi.
Questa passione è iniziata un po’ per caso, poco alla volta. Quando ho adottato Khaleesi abbiamo iniziato da subito a frequentare il campo di addestramento per qualche lezione di educazione e addestramento di base. Ci piaceva lavorare insieme così abbiamo deciso di prepararci per il BH, una prova internazionale dove viene valutato il rapporto cane-conduttore durante l’obbedienza in campo e l’equilibrio caratteriale del cane nella sezione che si svolge nel traffico cittadino. Quando abbiamo passato il bh mi sono chiesta “E adesso? Che facciamo?… Si va avanti!”.
Drogon è il figlio di Khaleesi, lui è nato tra le mie braccia. Un’esperienza intensa e meravigliosa. In pieno lockdown uscire nelle strade deserte per fare l’ecografia a Khaleesi e scoprire se sarebbero arrivati dei cuccioli è stato surreale e magico allo stesso tempo.
Ho iniziato ad insegnare a Drogon i primi esercizi, attraverso il gioco, quando aveva quaranta giorni e appena ha compiuto i due mesi l’ho portato al campo.
A dire il vero, a causa del lockdown, il nostro campo di addestramento per piste ed obbedienza era il prato dietro casa.
Drogon ha superato il BH prima di compiere un’anno e mezzo, lo stesso weekend Khaleesi ha superato l’avviamento. La mia prima doppia gara, con doppia tensione, ma la soddisfazione di averle superate entrambe, e anche molto bene, è stata enorme.
Sei mesi dopo, in un’altra doppia gara, anche Drogon ha superato l’avviamento e Khaleesi l’IBGH-1, in un campo SAS,…non è facile far bella figura in mezzo ai pastori tedeschi!
Non consiglierei un clc per fare utilità e difesa a chi ha come obiettivo la performance e la carriera sportiva. Ci sono cani sicuramente più facili e più adatti a soddisfare questo tipo di aspettativa.
Lo consiglio invece a chi considera il viaggio il suo obiettivo più che la meta. Detto questo però, per fare UD, bisogna mettere in conto che ci vuole impegno, pazienza, tempo, passione. Si lavora al campo nelle giornate di pioggia, di freddo e di caldo. A volte si devono disfare e rifare esercizi, ripartire da capo, ci sono esercizi per cui ci vogliono mesi di insegnamento. Su quel prato impari a conoscere il tuo cane e te stesso, impari a chiamare per nome le tue ansie e i tuoi pensieri. Dietro ai dieci minuti di gara ci sono anni di lavoro.
Lavorando insieme a loro ho imparato a gioire per ogni piccolo successo, ogni singola parte di esercizio imparato, come se fosse una tessera di un puzzle che trova l’incastro perfetto, piccola ma indispensabile per comporre l’immagine finale.
Il lavoro in campo mi ha aiutato a fortificare me e il rapporto con i miei cani. Il rapporto di fiducia reciproca con il cane lupo cecoslovacco è la base di tutto, è fondamentale anche per creare il più piccolo esercizio.
In parallelo al mondo dell’utilità e difesa frequento le esposizioni di bellezza.
Un altro mondo a cui mi sono appassionata piano piano, un altro modo di fare qualcosa insieme. È stato anche questo un mondo del tutto nuovo, le prime volte ero spaesata, non capivo nulla di spareggi, cartellini, ring. Ho imparato, dai miei errori e guardando gli altri, mi sono messa in gioco, chiudere il campionato italiano sarebbe stato già un enorme traguardo. Mi hanno proposto, con Khaleesi, di appoggiarmi ad un handler, per permetterle di raggiungere prima l’obiettivo ma non ho mai accettato. Se dovevamo intraprende questo percorso l’avremmo dovuto fare insieme, avremmo imparato insieme cosa fare nel ring e se ci avremmo messo di più non importava. E così è stato.
Khaleesi ora è pluricampionessa, italiana ed internazionale, Drogon è giovane campione italiano e sta concludendo il campionato adulti e anche qualche campionato estero.
Con la “scusa” delle expo abbiamo visitato insieme paesi e posti nuovi. Proprio di recente, per l’European Dog Show, siamo stati a Parigi. Era un mio sogno nel cassetto visitare questa città e grazie a loro ho avuto l’occasione per farlo.
E così divido i miei weekend tra un campo di lavoro e un ring di esposizione, non facendogli mancare ovviamente anche gite in montagna, relax e divertimento.
Il tempo libero, le vacanze, gli impegni sono tutti pianificati con loro e per loro. Non mi è mai pesato dover rinunciare ad altro per una gara o per un allenamento, loro sono la mia priorità, lavorare con loro è il mio piacere. Quello che mi hanno dato loro è sicuramente molto di più di quello che gli ho dato io.
Tante persone mi hanno detto che è difficile vedere dei clc lavorare con la motivazione che hanno loro e diversi giudici al termine di una gara mi hanno esortato ad andare avanti con il lavoro. Abbiamo ancora tanto da fare e tanto da imparare e andrò avanti fin tanto che loro si divertono anzi, finché ci divertiremo insieme.
Quando prendi la decisione di far entrare nella tua vita un cane lupo, il tuo cambiamento sta avendo inizio, le tue priorità e il tuo modo di vivere vengono completamente ridefinite… almeno, così è stato per me.
L’inizio dell’avventura insieme può essere faticoso, soprattutto quando il piccolo e dolce batuffolo di due mesi inizia a crescere e ti ritrovi come nel mio caso, con un cucciolone di un anno che pesa quanto te! È quindi fondamentale una corretta gestione del guinzaglio, purtroppo molte volte è un accessorio che viene erroneamente sottovalutato, il legame e le comunicazioni che passano da noi al cane e viceversa attraverso il guinzaglio sono molteplici e di fondamentale importanza. Farsi seguire da un buon educatore può fare la differenza nella gestione per evitare di essere trascinati dal vostro amico o per migliorare il vostro rapporto.
Come tutti i cani è un animale sociale, per loro il branco è fondamentale, quindi un consiglio spassionato è quello di dedicare del tempo all’abituazione della calma in vostra assenza. L’ansia da separazione nel cane lupo è molto comune, ma lavorata per tempo e con i giusti metodi non vi creerà problemi.
Altri punti fondamentali sui quali bisogna lavorare con questa razza sono indubbiamente una corretta abituazione al trasportino in auto, per una maggiore sicurezza sia del cane che vostra. Può essere utile valutare anche un kennel o un piccolo box in casa se si vive in appartamento o un box esterno se si ha il giardino, logicamente dopo una giusta abituazione.
Quando si apre la propria vita ad un cane lupo, io penso che sia di vitale importanza essere a conoscenza del loro modo di essere e di vivere.
Ciò che si crea tra voi è un legame di amicizia, rispetto e amore che non ha eguali.
È semplice ritrovare sé stessi quando condividi la tua vita con un essere così speciale, nelle lunghe passeggiate in solitaria immersi nella natura, con carezze e sguardi che ti toccano l’anima.
Da quando Logan è entrato a far parte della mia vita, ho ritrovato me stessa. Grazie a lui che senza saper parlare mi sta facendo capire così tanto.
Non dimenticherò mai il mio primo incontro con un cane lupo: fu amore a prima vista. Io amante della corsa e della montagna, in una mattinata di allenamento sui monti innevati, vidi in lontananza un gruppo di clc venirmi incontro. Uno di loro mi si avvicinò e salì con le zampe anteriori sulle mie spalle guardandomi fisso negli occhi: ecco, tutto iniziò da quello sguardo magico… Mi informai sulla razza, quindi decisi di prendere un cucciolo di due mesi, Nayro. Ricordo che l’inserimento in famiglia non fu semplice, ma oggi, a distanza di più di quattro anni, posso dirmi soddisfatto del forte rapporto instaurato grazie al percorso educativo intrapreso e anche alle attività sportive che facciamo insieme. Ci siamo presi delle belle soddisfazioni. Il suo arrivo ha radicalmente cambiato la mia vita, mi ha insegnato molto, mi ha motivato e stimolato a non mollare mai e soprattutto a rimettermi in gioco. Oggi grazie a lui sono diventato un addestratore cinofilo, siamo un binomio, siamo un tutt’uno sia quando pratichiamo il Dog Trail (corsa in montagna) o facciamo semplici passeggiate. Di Nayro mi piace il modo in cui cerca le attenzioni o le coccole, saltando come un canguro o strofinandosi sulle mie gambe, i suoi ululati, il suo sguardo fiero e il suo passo elegante… Quando siamo in passeggiata non passiamo mai inosservati: la sua maestosità e il suo fascino attirano sempre la curiosità e i complimenti di tante persone. Sicuramente non è il classico cane da compagnia e non è un cane per tutti, ma se tornassi indietro, rifarei ancora la mia scelta.
La mia storia con Shen inizia il 27 febbraio 2021.
Tornata da Londra e immaginando di avere più o meno finalmente una vita stabile, senza in previsione più trasferimenti all’estero quindi valuto con il mio compagno la possibilità di prendere un cane.
La prima scelta non cade sul cane lupo cecoslovacco. Si parla in generale di adozione ma così, senza una grande idea in merito. Premessa: il mio compagno non ha mai avuto un animale domestico per casa, io, dai miei in aperta campagna, ho adottato numerosi gatti e un cagnolino meticcio (che ora, conoscendo meglio il mondo cinofilo e sapendo quali innumerevoli errori ho fatto, posso dire dal carattere spettacolare) che ha vissuto 14 anni all’insegna della libertà quasi totale.
Chiaramente, pensando idealmente a quale cane mi sarebbe piaciuto avere, mi tornava in mente il Sarloos, conosciuto in Olanda ai tempi dell’Erasmus.
Ho sempre amato i lupi, uno dei miei unici tre disegni ricorrenti da bambina, passavo le ore ad osservare i 4 lupi della Sila tenuti nel recinto dell’Università della Calabria in attesa che mio padre finisse di lavorare. È sicuramente uno dei ricordi felici che ho in quelle noiosissime ed infinte giornate.
Nei lunghi lockdown dovuti al covid mi informo meglio sulla razza, i sarloos, estremamente diffidenti in ambiente urbano non mi sembrano molto adatti alla vita milanese, sposto la mia attenzione sui clc. Cani estremamente difficili, inizio a sognarli senza nemmeno lontanamente pensare di poterne prendere uno: ho un appartamento troppo piccolo, chissà magari in futuro…
Scopro che esistono dei rescue specializzati in cani lupo, seguo le varie adozioni, praticamente nessuno indicato come prima esperienza, passo avanti, continuo a sognare, finché non leggo di un clc adulto, abituatissimo alla vita in città, tranquillo e sereno, socializzato molto bene con le persone. Il profilo a distanza di settimane viene postato più volte, c’è urgenza di darlo via ma è il periodo della tragedia di Grugliasco in cui del clc sbranano una vecchietta, nessuno vuole più clc in casa, la gente ha paura.
Parlo al mio compagno, delle difficoltà di avere un clc, avevo letto, ascoltato e visto tutto lo scibile online (imparate a parlare a tu per tu con gli esperti prima di prendere queste decisioni!) al proposito. Specifico che questo è già un adulto, molto buono, forse fa al caso nostro? Certo le condizioni non sono le migliori, Milano non è un granché ma possiamo almeno chiedere, saranno loro, del rescue, a bocciarci come adottanti.
Timidamente scrivo alla responsabile sicura di venire scartata, invece no: si può fare un incontro tra noi ed il cane, se siamo compatibili si può partire per l’avventura.
Senza andare troppo per le lunghe, quel cane nello specifico venne poi tenuto dalla sua famiglia originale, ed a noi vennero proposte altre adozioni di adulti che però, decisamente non sarebbero andate a buon fine in quanto noi eravamo alla prima esperienza con la razza.
Ed è così che arriva Shen, cucciolotto di appena tre mesi, nato da una cucciolata casalinga, venduto ad una famiglia che, dopo appena 20 giorni lo dava via. Come dire di no a quegli occhialoni da aviatore (aveva una maschera buffissima da cucciolo)?!?
Due giorni di idillio, interrotti solo dalle pulizie, molto frequenti, di cacca e pipì per casa. È tenerissimo, si addormenta su di noi dopo ogni gioco proposto, ha difficoltà a stare in solitudine ma, scema io, pensando al trauma dei primi due distacchi, rimando gli esercizi per
lasciarlo da solo e l’abituazione al kennel di una settimana, un genio! E meno male che mi avevano esplicitamente detto di iniziare subito!
Dopo due giorni il mio compagno torna a casa sua, ed io rimango con il piccolo tenero cucciolo che si apre, incominciando a far uscire il suo carattere giocoso e curioso e diventando uno squaletto.
Mi sono scoperta a sperare continuamente che perdesse quegli spilli che aveva al posto dei denti, osservando le mie mani che ormai erano due masse sanguinolente, ricordo benissimo che per due giorni consecutivi non sono riuscita a toccarlo a causa del dolore se non che per infilargli la pettorina. A quel punto ho contattato prima un allevatore che mi ha aiutato molto ma via telefonica, data la lontananza, e poi Alessandra. E meno male!
Insomma per stare dietro al “tenero cucciolo” perdo 4 kg in due settimane. Da autodidatta ogni situazione non controllata mi pareva una tragedia, fonte di trauma insuperabili per Shen, e pensare invece che, a sentire esperienze altrui, era un cucciolotto di clc davvero tranquillo e sereno!
Unico vero problema*1 era l’ansia da separazione, che ancora ci trasciniamo dietro anche se con grandissimi risultati ottenuti.
A posteriori farei molte cose diversamente, con un po’ di esperienza in più forse mi sarei preoccupata meno delle stupidate facendomi venire meno paturnie inutili, e mi sarei goduta di più la sua crescita e la “facilità” di avere un cucciolo. Invece mi sono svegliata un giorno ed improvvisamente il batuffolo era diventato un gigante di 7 mesi e 33 kg che saltava sui tavoli per pinzare i camerieri senza preavviso (quasi, perché il preavviso c’era ma io non ero stata in grado di leggerlo).
Protezione e territorialità:
Si, certamente avevo letto dell’attaccamento al branco-famiglia tipico della razza, ovunque era specificato che comunque non è un cane da guardia, ma nessuno (tra le povere fonti trovate da me) aveva mai parlato del fatto che l’attaccamento al branco-famiglia si sarebbe potuto trasformare, in un maschio (ho scoperto poi anche in alcune femmine) nell’allontanare, a tutti i costi, chiunque invadesse la sua e la tua (secondo lui) prossemica.
Vai a spiegare al tuo “patatone” -chiamato così dagli altri proprietari di cani del quartiere- che il cameriere che si avvicina al tavolo per prendere le ordinazioni lo hai chiamato tu per cui non esiste alcun pericolo.
E si badi, questo episodio non è successo la prima volta che lo abbiamo portato con noi ma dopo svariate in cui non aveva manifestato alcun disagio. Si, ma prima era cucciolo, poi è diventato adolescente, l’escalation è stata veloce.
Primo segnale durante un pranzo: si era limitato ad abbaiare, il mio pensiero è stato “è un cane, abbaia”. Seconda volta, altro posto: lui abbaia, il signore, non troppo brillante, lo accarezza. Shen lo pinza, molto piano, sulla mano. Mio pensiero “ma la gente non lo sa che non si toccano i cani che cercano di allontanarti?!?”. Era finita in una risata da parte di tutti e due ma comunque, a questo punto, “noto” la cosa e ne parlo con Alessandra, mi spiega il meccanismo che si attiva nel cervellino del lupacchiotto, mi dice come prenderlo dolcemente ma con fermezza.
Ok, ho capito, provo la prossima volta.
Volta successiva, lascio la fermezza per strada perché in fondo non avevo capito niente, non avevo visualizzato fin dove Shen potesse arrivare.
Scena: si avvicina alle nostre spalle il cameriere per sparecchiare, ed improvvisamente mi ritrovo il cane sul tavolo con in bocca il braccio di questo povero sconosciuto, ed io a saltare sulla sedia per lo spavento. Non so chi mi abbia guardato dall’alto quel giorno, il ragazzo si gira verso di me serenamente ed immobile mi dice “non ti preoccupare, ho cani anche io!”, aspetta che recuperi il cane e se ne va senza battere ciglio.
Era luglio 2021, oggi, aprile 2022 posso dire che, passando da museruola, polpette, urla e scenate per me inimmaginabili (assolutamente inutili queste), yoga e meditazione, finalmente, per due volte consecutive, il mio cane è rimasto al tavolo con me senza museruola, con i vari camerieri che si avvicinavano, senza neanche abbaiare.
Ma vedo che:
a) lui comunque non abbassa la guardia, una volta su sette se è sdraiato, alza la testa per controllare chi si avvicina
b) con il cavolo che abbasso la guardia io, mi ha fregato così tante volte con la sua imprevedibilità che comunque non sarò così scema da perderlo di vista.
Non è stato facile, abbiamo lavorato davvero tanto e con il supporto di un sacco di persone che non finirò di ringraziare mai.
Io che vivrei da invisibile, ritrovarmi con un cane che con tale forza si manifestava al mondo, mi lasciava davvero interdetta. Tra l’altro non si limitava più al tavolo del bar, pian piano diventava territorio qualsiasi posto dove ci si fermasse a sostare più di tre minuti. Ho perso 20 anni di vita quando l’ho visto schizzare (fortunatamente al guinzaglio) contro dei bambini che si erano avvicinati al fiume dove stavamo giocando noi.
E quando ha tentato di pinzare le mani di mia madre per due giorni consecutivi quando siamo andati a trovarla a Natale? Sai che gioia all’idea di dover stare all’erta per tutto il periodo natalizio senza poter neanche andare in bagno per paura che la cosa peggiorasse. Per fortuna dopo 2 giorni ha capito che il pericolo non c’era ma comunque in sua presenza non è riuscita ad abbracciarmi neanche quando siamo andati via (anche con gli abbracci finalmente siamo migliorati).
La tentazione n.1 era stata virare all’isolamento. Non potendolo lasciare in casa a causa della sua ansia da separazione, l’unica alternativa mi sembrava chiudermi insieme a lui in un bozzolo senza contatti esterni. Mi sembrava più “corretto” che abbandonarlo di nuovo come qualcuno mi suggeriva, in fondo la responsabilità era la mia.
Per fortuna mi è stato fatto capire che, invece, la prima alternativa, sarebbe stata una condanna esattamente come la seconda.
Ho dedicato ogni giorno delle ore solo per lui, dandogli fiducia in condizioni di sicurezza, e gli ho chiesto di “accompagnarmi” ogni tanto al bar o sui mezzi pubblici (dove però non ha mai espresso nessun tipo di aggressività) sopportando la museruola. Con il dare, ho potuto chiedere e lui si è abituato a più situazioni diverse che ora riesce a gestire devo dire molto bene. Anche se non rinuncia al controllo neanche quando dorme e lo so, lo vedo!
In quel periodo ho introdotto anche la dog sitter, santa ragazza! Non è stato facile trovarne una che volesse star dietro ad un clc che aveva anche iniziato a “mordere” (essendo un cane equilibrato, non ha mai morso lacerando, non ha mai lasciato un segno a nessuno).
Se optate per questa possibilità fatelo prima possibile!!! Fate conoscere subito al cane qualcuno che poi si possa prendere cura di lui in vostra assenza. Anche se è un cucciolo per niente timido con persone e cani (e Shen non lo è mai stato) non è detto che si lasci, quando cresce, avvicinare da chiunque. Se non avete famiglia vicino che può dare una mano, considerate che vi servono (a voi e a lui!) momenti di distacco, anche solo se avete un’influenza, chi lo porta fuori se vivete da soli?
E se il vostro cane non fa entrare sconosciuti in casa, e men che meno si fa portare via dal primo che passa, vi assicuro che non si può improvvisare. Come mi è stato ricordato più volte “non hai adottato un labrador!”.
Ansia da separazione:
come anticipato ho iniziato a lavorare su questa problematica di Shen “tardi”, diciamo dopo circa un mesetto che era già a casa, quindi ai suoi 4 mesi.
Convinta che questo sarebbe stato l’unico vero problema da affrontare (lavoro da casa quindi effettivamente Shen è con me 24 h al giorno), mi ero ben documentata: l’uso del kennel, la gradualità nel lasciarlo da solo, offrirgli qualcosa di buono per fargli “apprezzare” il momento in cui andavo via, i giochini per farlo concentrare su altro che non fosse la mia uscita, il kong, la telecamera, bla bla bla…
Consapevole che questo “giochino” sarebbe durato mesi mai mi sarei aspettata di lavorarci un anno intero. 10 minuti, 15, 20, di nuovo 5 -perché ha fatto una pipì da stress appena hai chiuso la porta- poi sali a 30, poi torni indietro perché impazzisce dopo soli 6, poi, al contrario, si tranquillizza dopo i 6 e tu canti vittoria perché riesci a lasciarlo più di mezz’ora… ma poi inizia il primo caldo, progressi buttati nel cesso, ricominci da capo. Fiori di Bach come se piovesse, anche per te perché tra i due ormai non si sa chi sia più stressato dalla situazione.
Un bel giorno, dopo una classe di socializzazione molto lunga, sta tranquillo nel kennel 4 ore! Non ci credo, è il mio obiettivo finale! Dopo avere passato mesi giù per le scale del condominio, ad ammazzare il tempo e maledicendo le ore di lavoro che avrei dovuto recuperare di notte, sono arrivata! Che sollievo! Posso cominciare una vita “normale”.
Eh povera la mia illusa, la tranquillità dura una settimana, dopo di che, così, assolutamente senza una ragione apparente, inizia ad attaccarsi alle sbarre del kennel per ore ed ore, a piangere disperato, con me che dalla telecamera pregavo affinché tutti i canini gli rimanessero attaccati e che nessuno dei vicini mi mandasse a quel paese. E così siamo andati avanti altri 4 mesi, tutti i santi giorni.
Mi stava chiedendo fiducia ed io non lo avevo capito.
Esasperata un giorno, proprio di ritorno dal Natale in Calabria, lascio il kennel aperto, gli chiedo di aspettarmi ed esco.
Rosicchia il suo nervo di bue, piange un po’ alla mia assenza, salta sul piano cucina (sia mai sia rimasto del cibo a disposizione!), gira per le stanze, si sdraia al centro del salotto e si addormenta. Quel giorno è stato un punto di svolta. Adesso continua a piangere, ogni tanto ulula, ma dopo qualche minuto trova la sua pace. Si addormenta, si sveglia, pigola ancora un po’, ma poi mi aspetta, rigorosamente fuori dal kennel perché lui deve avere la porta di ingresso sotto controllo.
Posso dire che abbiamo raggiunto un equilibrio. (Spero di non tirarmela con questa affermazione, incrocio tutte le dita).
Certo fuori casa non è così semplice, perché il signorino non accetta di vedermi andare via quindi, anche con la dog sitter che ormai adora, dobbiamo fare tutte le volte il giochino in cui io mi seggo su una panchina e loro si allontanano, perché se sono io ad allontanarmi per prima, il gigantone, di ormai 40 e passa kg, la trascina abbaiando e saltandole addosso finché non mi raggiunge. Stessa cosa se provo ad entrare in un negozio e lo lascio al mio compagno per esempio, giù di scenate tremende. Un po’ meglio con il kennel in macchina ma, quello, va a giorni alterni.
In breve altre tipo di problematiche quotidiane più comuni e meno “gravi” quali:
- la gente, con o senza cane, che cambia marciapiede quando vi vede a 200 km di distanza
– quelli che lo considerano un cane violento perché ruggisce come un leone quando gioca con altri cani e ti guardano come se avessi la peste per cui “come ti permetti ad entrare in area cani con un mostro così?”
– Quelli che: “sei una donna non hai il polso per tenere un cane del genere, sei
pericolosa”
– I vicini di casa che ti chiedono di mettergli la museruola ogni volta che esci dal palazzo
– Le dinamiche da branco per cui quando esci con altri cani tu non esisti più, segue solo loro e non sente nessun tentativo di richiamo e, neanche a dirlo, deve proteggerli tutti per cui nessun cane esterno può avvicinarsi senza essere pesantemente minacciato (quando va bene, quando va male perdono il controllo, il tuo e l’aggredito, e tu cerchi alla bell’e meglio di evitare la rissa, sempre perdendo 10 anni di vita e prendendo tutte le maledizioni possibili ed immaginabili dagli altri proprietari). Un modo per cercare di risolvere l’ansia da separazione potrebbe essere prendere un compagno/a? Non lo so, lascio risposta a chi ne sa di più, so che per me non sarà una soluzione, sicuramente non nell’immediato. È stata una fatica bestiale stare dietro a due di loro, ci ho provato per soli tre giorni, e non ero neanche da sola a gestirli, ma mi è passata la voglia di allargare la famiglia, completamente! E dire che Shen si è comportato molto meglio di quanto prevedessi!
– Vestiti e occhiali perennemente lerci, spesso con qualche buco
– Casa che sembra un campo di guerra
– Energie che mancano, perché è splendido andare a fare una passeggiata con il tuo cane in natura ma se vivi a Milano un certo numero di km da fare al giorno per poterlo lasciare libero e sfogarsi un po’ li devi macinare e comunque, non ti rilassi mai perché devi stare sempre attenta a cosa si vede all’orizzonte e se ci sono situazioni da prevenire. Arrivi a casa sfiancatella. TUTTI I GIORNI … e se poi hai la fortuna di averne uno che soffre di ansia da separazione? Per abituarlo, dopo le uscite, lo infili dentro casa, dove tu vorresti spalmarti in qualche angolo a tirare un po’ il fiato ma no! Esci velocemente per poterlo lasciare lì il più a lungo possibile da solo … e casa tua la vedi poche, pochissime ore al giorno… peccato che tu lì dentro ci debba anche lavorare!
Le cose da dire sarebbero milioni ma mi soffermerò su soli altri due punti che considero importanti e che non avevo preso in considerazione fino in fondo prima di vivere con un clc.
Imprevedibilità:
Shen è un cane estremamente buono e facile, tutto considerato. Pensando al fatto che non ho idea da che linea di sangue arrivi, ritengo di avere avuto una gran fortuna.
È vero, gli dedico tanto tempo e credo che questo sia fondamentale, ma se fosse stato un cane diverso mi avrebbe fatto una bella pernacchia ed al primo segno di incoerenza e indecisione da parte mia (e ce ne sono e ce ne sono stati tanti) mi avrebbe mandato al manicomio senza pietà. Detto ciò, ogni santa volta che penso “che fortuna, Shen questa caratteristica del cecoslovacco (o in generale) non ce l’ha” lui me la presenta su un piatto d’argento dopo poco. Matematico!
Faccio qualche esempio:
- classe di socializzazione, cucciolo, pochi mesi, alla domanda “è un cane possessivo?”, la mia risposta “no, affatto”. La sua di risposta? Si piazza davanti alla ciotola d’acqua non facendo avvicinare gli altri cuccioli neanche per sbaglio, neanche lo avessi abbandonato una settimana nel deserto.
Registrato questo atteggiamento, notato per evitarlo, basta, due mesi e passa, adesso beve insieme a chiunque.
– Predatorio, io vedo le lepri nei prati lui no, che fortuna! Peccato che sia attratto soprattutto dagli uccelli e proprio due giorni fa ha rischiato di finire in mezzo alla statale per seguire un’anatra. Eravamo ben lontani dall’asfalto ma ha corso come un dannato, richiamo assolutamente inutile, non sentiva.
Ieri segnalati al parco con tanto di foto perché è andato dietro ad una bicicletta che è sbucata all’improvviso da una curva. Colpa mia per carità, dovevo stare più attenta ma non lo aveva mai fatto (stava giocando con un altro cane, ergo non mi ha neanche guardata quando l’ho richiamato indietro).
Dietro casa nostra c’è una ciclabile, non ha mai dato fastidio a bici, monopattini o simili, li ha sempre ignorati.
– Aggressività con altri cani. Ancora è giovane quindi è presto da dire ma, fino a qualche tempo fa non aveva mai litigato con nessuno. In linea di principio, a parte i ruggiti da competizione con i maschi della sua età, non ci sono stati episodi degni di nota in tal senso. Molto felice di questo, un giorno mi ritrovo a dividerlo da una femmina, perché? Perché stava giocando con il proprietario di lei al recupero di pietre lanciate, e lei, povera, voleva partecipare al gioco. Rissa!
È possessivo, sulle risorse e sulle amicizie, guai a toccargli la cagnolina con cui usciamo in genere.
– Per carità, stupisce anche in positivo, quando attraversa d’improvviso la strada per “abbracciare” perfetti sconosciuti che si prodigano in mille complimenti (è diventato un gran paraculo!). Ahi voglia sotterrarsi dalla vergogna perché, colpa mia, educatissimo non è, e si attacca a tutte le giacche saltando addosso. Forse in fondo in fondo sa che sono felice che faccia le feste agli estranei, piuttosto che volerli fare fuori come prima, per cui lui le fa senza contegno. Ormai ho capito che conosce e legge le mie emozioni prima ancora che lo possa fare io, a volte trovo la cosa estremamente scomoda però.
Ultimamente poi è molto tollerante anche con i bambini, chi lo avrebbe mai detto, non ne frequentiamo tanti e da cucciolo, a parte un paio di eccezioni, non li amava.* 2
Sensi di colpa:
Conosciuti come cani estremamente sensibili ho vissuto la sua infanzia nel continuo tentativo di evitargli traumi. Ogni piccola situazione anomala era una tragedia, per me, perché “oh mamma, ho rovinato il cane”.
Fortuna che il mio lupacchiotto (perché ripeto, ha un carattere eccezionale) non fosse né timido né pauroso per cui in realtà avrei potuto vivere più serena e focalizzarmi sui reali eventi traumatici, che davvero si possono contare sulle dita di una mano. Uno di questi: 6 mesi -momento in cui inizia a registrare che il mondo è fatto anche di pericoli- si vede arrivare 4 enormi cavalli frontalmente. Basta, finito, spaventato da morire non riuscirà a vederne più uno senza scappare prima e senza aggredirli una volta cresciuto poi. Anche qui stiamo lavorando tanto per fargli superare la paura ma non è semplicissimo. Non tutti i maneggi, naturalmente, sono contenti di avere un lupo che spaventa le loro bestie (tranne qualche rara eccezione di gentilezza incredibile) mentre tu tenti di avvicinarlo facendogli far fare esercizi per l’autocontrollo.
Ultimo fattaccio accaduto riguarda invece l’aggressività, ricevuta in questo caso.
Avrei potuto evitarla? Si! Mi sento una merda per questo? Si. So come risolvere il problema? Ancora no ma per fortuna mi pare che la situazione pian piano stia rientrando e chiederò aiuto a chi può darmi una mano (auguro a tutti i proprietari di cani lupo un’Alessandra vicino).
Shen ha un anno e cinque mesi adesso. Scazzi con altri maschi ne sono capitati, tutti molto controllati e ridotti, uno solo con spargimento di sangue non grave, finito con i due “rivali” che stavano tranquilli liberi nella stessa area. Shen è quello che sanguinava.
Nonostante mi sia sempre stato detto di non sperare troppo nel fatto che con l’età potesse andare d’accordo con i pari sesso, ho sempre pensato di godermi il fatto che non ci fossero grandi problemi e finché sarebbe durata bene, poi avrei agito di conseguenza evitando incontri.
Lui fa un gran vociare ma mi ascolta quando chiedo di tornare e lasciare stare l’altro cane, se è più grosso poi non rischia nemmeno attaccandolo anzi evita la situazione. Devo dire che ho sempre avuto grande fiducia nella sua comunicazione, anche in situazioni non facili, con cani meno abili comunicativamente (ma non per questo aggressivi) si è sempre comportato benissimo. Peccato che, come mi fece notare un’amica (proprietaria di due clc di cui una molto equilibrata e l’altra decisamente meno), “si, lui è bravo ma tu che ne sai di chi si trova di fronte?”
Insomma, di recente vado 4 giorni via con una ragazza e con un altro maschio di clc, di qualche mese più grande del mio, che avevamo già conosciuto e con cui sapevamo andavano d’accordo.
Shen però, giocando con tutte le altre femmine incontrate, era fonte di grande frustrazione per l’altro che inizia ad abbaiargli contro e ringhiare, ringhi che chiaramente ricevono risposta. Ogni volta, ripresi, si allontanavano subito l’uno dall’altro. Dormivamo nella stessa struttura per cui la mattina c’era il primo momento di incrocio burrascoso ma poi la giornata proseguiva serena (a meno di incontri con l’altro sesso per cui la competizione si riaccendeva).
Tutto così fino al terzo giorno. In un momento di riposo, io seduta per terra, Shen accanto a me, l’altro si avvicina ringhiando e questa volta il mio cane parte. Si azzuffano, provo ad allontanarmi per chiamarlo, l’altra proprietaria non fa lo stesso. Nonostante di stazza più piccola, l’altro ha la meglio. La lotta si conclude con Shen sanguinante (niente di grave ma con un paio di buchi un po’ profondi) ed un orgoglio ferito che si legge a due chilometri di distanza.
Non è la prima zuffa ma questa mi sembra diversa.
Torniamo a Milano, incomincia a puntare i cani da molto lontano, prima se non piuttosto vicini, non li guardava neanche (un po’ come le lepri!). Si congela e aspetta che siano prossimi, se grandi e bellicosi, si fa portare via di buon grado, se piccoli e spaventati (e si spaventano sempre quando vedono questo bestione) diventa una iena. Per una settimana non siamo riusciti ad entrare più in area cani e qualsiasi passeggiata aveva perso rilassatezza e tranquillità, se la prendeva già a distanza con bassotti, barboncini, etc che prima avrebbe, nella maggior parte dei casi, ignorato.
Questa è la parte che mi pare stia rientrando piuttosto bene, siamo riusciti ad avvicinarci senza ammazzare nessuno ma, quello che c’è di nuovo e che non riesco a capire, è che ora non sopporta che altri cani giochino tra loro. A cosa è dovuto? Paura? Prima ho pensato fosse la solita gelosia se il gioco avveniva tra un cane conosciuto e uno sconosciuto, poi mi sono accorta che lo fa anche con quelli che non ha mai visto prima, è capitato prima con due labrador che (senza ombra di dubbio) stavano solo giocando sul marciapiede, lui da quello opposto con il pelo ritto sulla schiena che li fissava da lontano. Il massimo poi è stato quando è successo tra due gatti. Fermo ad osservarli che si muovevano, è balzato in avanti abbaiando nel momento in cui uno ha fatto l’agguato all’altro. Sono io che leggo troppo in queste situazioni? Forse. Cerco sempre una spiegazione che mi possa far capire il perché ed il per come ma non ho, al momento, gli strumenti giusti e probabilmente a volte bisogna accettare di aiutare (lui con le sue paure, se di questo si tratta) anche senza capire.
Cosa dire di più, Shen è nella mia vita da un anno e due mesi, ripensando a questo periodo, penso ci sia stato un punto spartiacque nella nostra relazione quattro mesi fa quando ho conosciuto altri cecoslovacchi con caratteristiche molto più “ingestibili” di quelle che io pensavo essere difficili in Shen.
Lì mi si è aperto un mondo, ho visto le doti infinite del mio cane e mi sono rilassata, e lui con me. Ora credo davvero che, nonostante gli alti e bassi dovuti alla sua adoloscenza ed alla mia inesperienza, siamo sulla buona strada per costruire un rapporto profondo ed unico come solo può accadere con questi animali.
È vero, in generale ho rinunciato ad un po’ di cose, ma ultimamente mi capita spesso di pensare alle parole di un tizio con 6 golden retriever che incontrai tempo fa in un parco. Mi fece i complimenti per il bel cane ed alla risposta sulla sua età (episodio che risale a diversi mesi fa) mi disse: “eh, ancora è giovane, per ora sei tranquilla ma vedrai che crescendo non sarà un cane facile [maddaiii!!! Invece tra i suoi 7 e 15 mesi è stato facilissimo non fargli sbranar la gente per strada!]. Certo è che quando lui non ci sarà più difficilmente riprenderai un cane lupo cecoslovacco!”
Non ho doti di chiaroveggenza, e non ho motivo di pensare a “quando lui non ci sarà”, certo che, ad oggi, nonostante le lacrime versate e le paure prese, non cambierei Shen per nessun altro cane/compagno di vita al mondo.
1 avevo sempre pensato che questo sarebbe stato il problema più difficile da affrontare e toh’, guarda caso si è presentato. I lupi sono lo specchio delle vostre emozioni ed aspettative, il mio l’ho anche chiamato Shen… me la sono cercata!
2 nota scritta dopo due ore la stesura del paragrafo “imprevedibilità”: avvenuto piccolissimo incidente di percorso a questo proposito… perché ci sono stati messi accanto per contraddirci e distruggere ogni ombra di certezza che ci illudiamo di raggiungere.
Unica certezza che ci danno è il loro muso che spunta ogni volta che tiri fuori il parmigiano dal frigo ed il letto di peli che ti delizia tutto l’anno dentro i pavimenti di casa.
Sbloccano… sbloccano tutti quei freni che ti metti in una vita lineare per dare spazio alla libertà fisica e mentale. Dal “no, è tardi, è buio, fa freddo, piove, non esco” al “chissenefrega, usciamo a camminare all’aria aperta e a divertirci insieme”, al manda giù orari impensabili di lavoro perché va fatto, al vaffa al lavoro frustante meglio più tempo a casa per stare insieme a loro. Ecco la mia esperienza con loro: uno sblocco sognato da tempo ma chiuso in un cassetto. Aprire il cassetto ed essere liberi. Certo ci si deve impegnare parecchio. Bisogna magari rinunciare a cose che avresti voluto fare e fare cose che non avevi in programma di fare, tipo cambiar macchina.
I loro occhi che ti penetrano dentro ti fanno capire che se noi abitiamo e prolifichiamo e urbanizziamo è solo perché la natura e i loro abitanti ce lo permettono.
Sbloccano anche un orso come me, che sta bene da solo nella sua tana portandolo a conoscere persone diverse tra loro ma nello stesso modo uguali per la passione e l’amore per queste fantastiche creature che già in epoche lontane vengono generate e narrate nei miti e nelle leggende di antiche religioni.
Sbloccano e ti fanno capire che per fare parte di un branco devi innanzitutto metterti in gioco e capire che il mondo non gira più intorno a un unico punto ma gira intorno a tanti puntini spinti dalla stessa voglia di essere uniti e liberi.
La prima esperienza con un clc è stata breve ma molto intensa, il ricordo mi ha segnato, cambiato e fatto amare questa razza. Zak è morto solo dopo 6 mesi incidentalmente, senza lui mi sentivo vuoto. Da quel momento, vedevo in giro tanti clc. In particolare ricordo un episodio in un centro commerciale: una signora, molto tesa, col suo clc, io mi sono avvicinato e il cane mi è venuto vicino e mi ha baciato tutto. La signora, molto meravigliata, mi ha detto che non era mai capitato; in quel momento ho deciso che non sarei potuto rimanere senza il mio clc, anche se mia moglie non era molto d’accordo sul prendere questa razza, io ero convintissimo.
Il vuoto che ho provato è durato poco, perché un giorno mia moglie mi ha fatto una sorpresa e dicendomi di andare in un agriturismo a mangiare, mi ha portato in un allevamento. Il menù erano le 3 cucciolate di lupacchiotti. Mentre stavo scendendo a vederle, mi si avvicina un cucciolo, che mi salta letteralmente addosso. Io lo prendo, e non lo lascio più. Non era un ristorante, ma un allevamento, e quel cucciolo non avrebbe dovuto essere fuori in quel momento, ma era uscito per sbaglio, venendomi in contro. Io non ho voluto scegliere tra gli altri cuccioli, avevo già deciso. Da qui inizia il mio calvario con Zak 2. Già da piccolo io lo chiamavo “nato stanco” visto che era molto diverso dal primo, il quale non si stancava mai, questo al contrario si sedeva sempre. Era un cucciolo molto socievole con i bambini, con le persone e i cani, ma il calvario inizia a sei mesi. Il lupetto comincia zoppicare, allora decido di portarlo in una clinica, la quale gli diagnostica una displasia* grave da protesi, mi dice che dopo l’operazione sarebbe dovuto stare fermo, non avrebbe potuto muoversi, feci e urine doveva farli in casa… ma non mi sono arreso, ho chiamato molte cliniche, e, un’ennesima clinica, mi ha assicurato che il mio lupo sarebbe andato via dalla clinica con le sue gambe e che sarebbe potuto uscire a fare i suoi bisogni con le sue gambe, e così è stato. Dopo l’operazione noto che il mio cucciolo non è più come prima, non è così socievole…sorvolo, pensando che la causa era lo stresso o la paura, essendosi operato ed avendo una protesi alla gamba sinistra. Cercavo di dargli sempre delle spiegazioni, però mi accorgevo che qualcosa non andava.. Passano tre mesi e al controllo: doccia fredda! Andava operata anche la gamba destra. Si sperava che operando solo la sinistra poteva andare meglio, ma così non è stato, così a nove mesi viene operata anche l’altra gamba. La mattina successiva vado a prenderlo e lì inizia l’incubo: non mi saluta, lo sguardo non è quello di Zak ed è diffidente. Lo porto a casa e il giorno dopo, fresco di operazione, mi accorgo che non tollera più un bambino che tutte le volte che incontrava baciava, ho rischiato la tragedia! Ho provato a fare tutte le cose che facevo prima, ma non si poteva, Zak era cambiato e aggrediva tutti i cani, grandi e piccoli, non si poteva andare più nessun posto che aggrediva tutte le persone. A lui si potevano avvicinare solo i miei figli e qualche amico. Allora ho capito che avevo bisogno di essere aiutato, perché quello non era più il mio cane. Ho contattato una veterinaria comportamentalista, che cercava di aiutarmi, ma non ero soddisfatto e soprattutto non volevo dare psicofarmaci al mio cane. Avevo provato diversi educatori che trattavano il mio cane lupo cecoslovacco pari ad un Labrador, ma non facevo passi avanti e Zak portava sempre la museruola.. Non mi sono arreso, un giorno un mio amico mi consiglia una persona di nome Alessandra che lavora con i cani lupo. Ho chiamato, ho preso un appuntamento e mi sono recato sul posto. Sono rimasto subito scioccato perché, arrivato nel suo giardino, la prima cosa che mi ha detto è stato “liberalo e toglili la museruola”. Non potevo crederci. Non ha fatto nulla.
Zak oggi gioca con tutti i cani anche se è un cane lupo. Ora ho un clc con il libretto di istruzioni. Ormai lo conosco e so come bisogna approcciarsi al mio cane, è diventato molto socievole e, sempre con la giusta attenzione, vedo che mi stupisce sempre. Dandogli fiducia mi sta educando giorno dopo giorno. Zak oggi ha quattro anni e mezzo, mi ha dato tanto e vedo che può dare tanto, tutti i giorni. Mi ha cambiato la vita, mi ha fatto calmare, essere più paziente… oramai riusciamo a capirci solo con lo sguardo. Spesso gioca anche con gruppi di 10 cani liberi, è proprio bravo..anche se Alessandra giustamente mi ricorda sempre che il mio non è un cane da cocktail! Grazie enorme a Zak.